Prosciutto, porchetta e olio: a Palermo il boss fissa il prezzo

Prosciutto, porchetta e olio: a Palermo il boss fissa il prezzo

Il retroscena del blitz a Porta Nuova

PALERMO – Il boss si dava un gran da fare per reggere la famiglia mafiosa e gestire gli affari. Alla Zisa c’è un deposito di generi alimentari. Prima di finire di nuovo in carcere lo gestiva il boss Tommaso Lo Presti, soprannominato il lungo.

Nella sua fedina penale c’era già una condanna per mafia. Pagato il conto con la giustizia sarebbe tornato alla guida del mandamento di Porta Nuova. “Qua ci sono tre pilastri che non si possono toccare”, diceva Giuseppe Incontrera, prima di essere assassinato alla Zisa. I “pilastri” mafiosi a Porta Nuova erano Giuseppe Di Giovanni, Tommaso e Calogero Lo Presti.

Nel frattempo il lungo gestiva il deposito di generi alimentari. Distribuiva la merce e stabiliva anche il prezzo di vendita. “Ci sono sceso là al Borgo – gli spiegava Giorgio Stassi – siccome lui voleva porchetta mi ha detto ‘ma quanto se la gira’ gli ho detto intorno a 10.50”.

Lo Presti lo correggeva: la porchetta veniva fornita a 7 euro 30 centesimi e poteva essere rivenduta “a 9 euro, gli si può dare a 9”. Poi parlava di prosciutto: “Dice che il prezzo glielo hai detto… dice a 3 e 60 quello economico”. E di olio: “… noi altri dobbiamo prendere l’olio tutto assieme, che vai per due cartoni alla Vucciria?… e gli devi rimettere la benzina”. Ogni cosa passava dallo zio Tommaso, il cui nome è una costante nell’ultimo blitz a Porta Nuova a cui il nuovo numero del mensile S da poco in edicola dedica un ampio servizio.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI