PALERMO – Tre assoluzioni e due condanne a pene inferiori rispetto a quelle chieste dalla Procura di Palermo. Si ridimensiona l’accusa per gli imputati che nel 2018 furono coinvolti nel blitz denominato “Corsa Nostra”: sarebbero stati i mafiosi a decidere quale cavallo dovesse vincere nelle gare all’ippodromo di Palermo. I fantini erano una pedina essenziale del gioco sporco. Chi si ribellava sarebbe stato picchiato.
I condannati
I condannati dal Tribunale sono Giuseppe Greco (2 anni e 8 mesi) e Giovanni Niosi (4 anni). Difesi dall’avvocato Corrado Sinatra, erano stati chiesti rispettivamente 13 anni e 4 mesi e 10 anni.
Gli assolti
Gli assolti sono Giovanni La Rosa (richiesta 13 anni e 4 mesi, difeso dall’avvocato Angelo Formuso), Antonio Porzio (avvocato Loredana Lo Cascio, richiesta 12 anni) e Giuseppe Corona (avvocati Giovanni La Bua e Antonio Turrisi, richiesta 9 anni). Si trattava del troncone in ordinario. Con il rito abbreviato si è già concluso un processo con delle condanne.
Corona, condannato dalla Corte di appello in un altro processo a 15 anni e due mesi di carcere per mafia, è stato scarcerato per decorrenza dei termini massimi custodia di cautelare. Ha seguito il processo a piede libero.
I pentiti
Le indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo avrebbero fatto emergere che i mafiosi boss di San Lorenzo controllavano le corse. Due collaboratori di giustizia, Silvio Guerrera e Manuel Pasta, raccontarono che Cosa Nostra avrebbe incassato “10, 15 mila euro al mese” . Ci fra che saliva a “400 mila euro con una sola tris”.
Nel dicembre 2017 l’allora prefetto di Palermo Antonella De Miro aveva fatto scattare uninterdittiva antimafia per la “Ires spa”, la società che gestiva l’ippodromo della Favorita. Nel dicembre 2021 la riapertura con una nuova gestione affidata alla toscana Sipet e un anno dopo le nuove ombre.
Ll’ex consigliere comunale Mimmo Russo, arrestato per concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio politico-mafioso, avrebbe esercitato pressioni sulla società che si è aggiudicata il bando comunale. La longa manus all’interno dell’ippodromo sarebbe stato Gregorio Marchese, agente immobiliare e figlio del superkiller di Cosa Nostra, Filippo.