PALERMO – Dopo i 112 arresti in 35 giorni fra novembre e i primi giorni di dicembre la macchina della droga subisce un nuovo colpo. I carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale arrestano 8 persone e scoprono il livello superiore. L’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Palermo avrebbe svelato chi c’è dietro buona parte dei traffici.
Il ruolo del boss di Pagliarelli
Buona parte degli stupefacenti venduti nelle piazze di Palermo venivano comprati e rivenduti dai boss del mandamento mafioso di Pagliarelli. A gesitirli colui che per un periodo sarebbe stato il reggente, Giuseppe Calvaruso, arrestato nei mesi scorsi e ora raggiunto da una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere.
La cocaina arrivava dalla Calabria, mentre l’hashish dai corrieri della Campania che la compravano a malaga in Spagna. Una volta a Palermo la droga veniva stoccata all’interno dei magazzini. Il più grande era in via Ernesto Basile, nella zona dell’Università.
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Il welfare di Cosa Nostra
I soldi della droga oggi servono più che mai. Innanzitutto per garantire sostegno economico ai tanti boss finiti in carcere nella lotta a Cosa Nostra e ai loro familiari. E poi funziona quasi come un ammortizzatore sociale.
Nelle piazze di spaccio lavorano decine, centinaia di persone, interi nuclei familiari. Gli spacciatori fanno il lavoro sporco, i boss non intervengono, ma è la mafia che gestisce gli approvvigionamenti. Conviene a tutti perché ci guadagnano tutti.
Le ipotesi di reato contestate sono associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, ma anche estorsione e trasferimento fraudolento di beni e valori, tutte
aggravate dal metodo mafioso.
L’indagine, prosecuzione dell’inchiesta “Brevis” eseguita nell’aprile scorso, ha fatto emergere il “ferreo controllo territoriale attuato da Cosa Nostra” per la risoluzione di controversie tra privati con l’intervento diretto del reggente del mandamento. Calvaruso “sarebbe riuscito a entrare in possesso di una lussuosa villa con piscina (di cui è stato disposto il sequestro preventivo), strappata ai proprietari per farla diventare la sua abitazione.
I nomi
Oltre a Calvaruso l’ordinanza in carcere raggiunge Giovanni Caruso, Angelo Costa, Francesco Duecento, Gianluca Carrotta, Giuseppe Bifano, Ciro Casino e Domenico Pangallo.