Palermo, mafia: gli Inzerillo, i sacchi di soldi e la 'finta' miseria - Live Sicilia

Palermo, mafia: gli Inzerillo, i sacchi di soldi e la ‘finta’ miseria

Le indagini patrimoniali sulla famiglia degli scappati

PALERMO – Sulla carta i boss Inzerillo non hanno soldi sufficienti per mantenere la famiglia, di sangue e non mafiosa. Nonostante i redditi bassi c’è una netta sperequazione fra entrate e uscite. Insomma hanno speso più di quanto hanno ufficialmente guadagnato.

Soldi di provenienza illecita

Una spia, quest’ultima, della provenienza illecita dei soldi degli scappati in America durante la guerra di mafia e rientrati da tempo in Sicilia. Per i cugini Francesco e Tommaso Inzerillo, nelle scorse settimane, è scattato il sequestro dei beni deciso dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo. La proposta è stata avanzata dal questore di Palermo sulla base delle indagini della Divisione anticrimine della polizia.

Francesco, ‘u truttaturi’

Francesco Inzerillo, conosciuto a Passo di Rigano e oltreoceano con il soprannome u truttaturi, e la moglie Olimpia Caruso, dal 2006 e il 2019, hanno dichiarato redditi compresi fra 0 e poco più di 17 mila euro. Ad eccezione del 2015 la famiglia Inzerillo ha potuto contare su “fonti di reddito sicuramente incompatibili con gli acquisti”.

La sperequazione è cresciuta da 23 mila euro fino a toccare la cifra di 232 mila euro nel 2019. Gli Inzerillo hanno ottenuto prestiti da un paio di noti istituti bancari. Le porte del credito si sono aperte con una certa facilità, a differenza di tanti altri cittadini per i quali troppo spesso restano serrate. Pagavano regolarmente le rate e hanno finito per estinguere il debito in anticipo.

Tommaso, detto ‘Tamì’

A Tommaso Inzerillo, detto Tamì, è stata sequestrata la “Sicily in Food” ingrosso di generi alimentari con sede in via Castellana 81. Al cugino Francesco, o meglio alla moglie, la “Karton Plastik” il cui magazzino si trova al civico 83 della stessa strada.

Sotto sequestro sono finite pure le aziende di Martina Inzerillo e del marito Antonino Lo Presti che sono rispettivamente figlia e genero di un altro Francesco Inzerillo, fratello di Tommaso, che per distinguerlo dall’omonimo cugino è chiamato u nivuru. Le societrà gestiscono un bar con agenzia di scommesse in via Bronte e una pizzeria-polleria in via Pietro Scaglione.

Ed ancora sotto sequestro la “Miami Beach” in via Corrado Lancia, sempre a Palermo. L’impresa esercita l’attività di intermediazione e consulenza a supporto delle imprese. I titolari sono Gabriele Militello e Giuseppe Spatola, che è genero di Tommaso Inzerillo. E la Edil Color di Alessandro Mannino, già condannato per mafia, nipote in di Salvatore Totuccio Inzerillo, una delle prime vittime della guerra di mafia degli anni Ottanta.

L’elenco dei beni che passano in amministrazione giudiziaria si completa con rapporti e depositi bancari,e macchine comprare sempre negli anni in cui, conti ufficiali alla mano, gli Inzerillo riuscivano a mala pena a mettere in tavola il pranzo e la cena.

Immagine che cozza con la loro intraprendenza mafiosa e negli affari coltivati tra gli Stati Uniti e la Sicilia. Tommaso Inzerillo, ad esempio, in un’intercettazione rimasta misteriosa faceva addirittura riferimento a “sacchi” pieni di soldi e ai rapporti con Frank Calì, ucciso nel marzo del 2019. Non dalla mafia.


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