Palermo, il pentito e la 'cosa importante' che porta al latitante Motisi

Il pentito e la “cosa importante” che porta al latitante Motisi

Si parla di Auteri, pure lui in fuga, e salta fuori il nome dell'ergastolano di Pagliarelli

PALERMO – Ciclicamente il suo nome torna alla ribalta. Direttamente o indirettamente. È il nome di un vecchio padrino della mafia. Formalmente Giovanni Motisi è latitante, praticamente è un fantasma.

C’è uno spunto nuovo e suggestivo. Così come suggestivo è il fatto che sia legato a Giuseppe Auteri, latitante pure lui. Con una differenza sostanziale: Motisi, capomafia di Pagliarelli, è in fuga dal 1998 mentre Auteri da una manciata di settimane.

Il soldato, e neo collaboratore di giustizia, Alessio Puccio sul conto di Auteri ha messo a verbale che “è uomo d’onore del mandamento mafioso di Porta Nuova e gestisce sotto le disposizioni di Pietro Lo Presti e Giuseppe Di Giovanni la famiglia di Palermo centro… è uscita di galera del 2020, Incontrera Giuseppe mi diceva che doveva rimanere ‘serbato’ (conservato, nel senso di riservato ndr) di cioè non farsi notare in giro con altre persone”.

Poi ha aggiunto di avere saputo che era “impegnato in una cosa molto importante”. Incontrera “non mi ha specificato di cosa si trattava… non ho chiesto sto più informazioni perché non si può. Non bisogna essere troppo curiosi e non si chiede punto, quello che ti dicono lo ascolti ma non chiedi”.

Questa “cosa importante” era legata ad un componente della famiglia di Motisi. C’entra in qualche modo il latitante? La caccia a Motisi non è stata dichiarata definitivamente chiusa. Condannato all’ergastolo, 63 anni, è latitante dal 1998.

Uno dei suoi uomini più fidati è stato Giuseppe Calvaruso, che anni dopo del mandamento di Pagliarelli sarebbe divenuto il reggente. Il 16 ottobre 2007 i carabinieri fecero irruzione in una villa a Casteldaccia e scoprirono che lì Motisi aveva festeggiato il compleanno della figlia. Trovarono pure delle fotografie.

È stato uno dei covi del latitante, assieme a un appartamento in via Enrico Toti, poco distante dall’Università di Palermo. Motisi vi ha soggiornato senza dare nell’occhio. Le tapparelle non mai state alzate neppure di un millimetro. Anche qui i militari sono arrivati troppo tardi.

Di tanto in tanto il nome di Motisi, il pacchione, salta fuori. Le indagini per la cattura restano sempre aperte, anche se qualcuno si è spinto a dire che è morto.


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