Palermo, il boss e i nomi in codice: "Biberon, ciuccio, la rossa"

Nomi in codice nella posta del boss: “Biberon, ciuccio, la rossa”

Una delle lettere sequestrate
Giovanni Cancemi avrebbe continuato a gestire dal carcere gli affari di famiglia

PALERMO – La posta del detenuto ha riservato delle sorprese. Spunti investigativi su cui gli inquirenti sono al lavoro da mesi. Il boss Giovanni Cancemi, figlio dell’anziano uomo d’onore di Pagliarelli Carmelo, già condannato per mafia si è dato un gran da fare per continuare a gestire gli affari di famiglia dalla cella.

L’8 giugno 2021 la polizia penitenziaria del carcere Pagliarelli ha sequestrato una lettera, finita agli atti dell’inchiesta. Cancemi scriveva alla sorella Maria. In realtà dentro la busta c’erano altre due missive indirizzate ad “Al” e “Biberon”. Sono stati identificati in Alessandro Miceli e Federico Manno. “L’obiettivo era traslare – scrivono gli investigatori – il perno del gruppo imprenditoriale dalla Man Service a due nuove imprese da fare intestare a Federico Manno”. La Man Service è una delle imprese sequestrate nel blitz che ha colpito lo scorso giugno la famiglia mafiosa del Villaggio Santa Rosalia, mandamento di Pagliarelli.

I Cancemi hanno da sempre interessi nel settore edile e del movimento terra. Grazie al loro potere mafioso avrebbero costituito un monopolio che rischia di essere attaccato con le misure di prevenzione: “Allora per quanto riguarda l’amica tua… il consiglio che gli posso dare è intanto di capire bene se con questo incidente che ha avuto è nelle condizioni di poter proseguire nel futuro a poter lavorare facendo sempre le pulizie domestiche”.

“Il consiglio per Melanzana”

In un altro passaggio c’è un riferimento a “Mel” che sta per “melanzana”, nomignolo che usavano sia Alessandro Miceli che Silvestre Maniscalco. Quest’ultimo era stato coinvolto in quei giorni in una inchiesta per mafia. Ed allora: “Se capisce che nel futuro dovesse rimanere pure un minimo invalida… è meglio che non lavora più perché vedendola invalida oggi la gente purtroppo non la farebbe più lavorare… poi per quanto riguarda pulizie più grosse a casa della nonna Mel… non le deve fare più x il momento quindi gli dici alla nonna (da intendersi in Carmelo Cancemi) che eventualmente si mette d’accordo o con Nina la rossa o con Simona”. Ed ecco due identità nascoste.

“La soluzione è ciuccetto”

Quindi il detenuto invitava il nipote a responsabilizzare la figura di Federico Manno (indicato come “ciuccetto”), al quale aveva intenzione di affidare la gestione dei lavori più piccoli: “x piccole pulizie secondo me la soluzione è ciuccietto ti ripeto x pulizie piccole si fa i documenti ciuccetto in modo che lavora bella sistemata in regola con la documentazione. Comunque Mel tra qualche anno non potrà più lavorare te lo dico io perché al 99% rimami invalida”.

Nella seconda parte della missiva, Cancemi chiedeva il resoconto dei “carretti” e cioè il trasporto dei materiali di risulta dei cantieri: “Scrivimi numero totale mensile dei carretti accanto alla data di quando mi scrivi… gli dici a ciuccietto che al magazzino ci deve stare sempre qualcuno… suonate di meno… evitate entra ed esci motori… lo so che lavoro ne avete poco però vedo che ciuccio lavora”.

La lettera a “biberon”

Nella lettera a “biberon” Cancemi aveva voluto tranquillizzare il suo interlocutore: “Allora x quanto riguarda tuo padre da un lato sono un po’, incavolato ma da un altro lato non lo sono perché so benissimo che certe cose non li fa x malvagità ma li fa x scimunitaggine quindi tutto ok!… lui oltre il suo lavoro non deve commentare niente di nessuno io che lo conosco lo considero ma c’è gente che non ci passa di sopra su certe cose quindi meno parla meglio è x quanto riguarda me e qualche amico mio Stai tranquillo”. Seguivano indicazioni contabili, consigli per i lavori e la gestione del magazzino. Il detenuto restava un imprenditore.


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