PALERMO – Le relazioni ci sono state, l’interessamento degli arrestati per la raccolta dei voti pure. Almeno così emergerebbe dalle intercettazioni. Non basta, però, per contestare al sindaco di Camporeale, Luigi Cino, né l’accusa di voto di scambio-politico mafioso, né quella di corruzione elettorale.
Nel primo caso non c’è la prova che il primo cittadino del paese in provincia di Palermo conoscesse il peso mafioso dei suoi interlocutori, mentre nel secondo mancando l’aggravante del metodo mafioso e quella dell’avere agevolato Cosa Nostra non si possono utilizzare le intercettazioni. Intercettazioni dalle quali emergerebbe il sostegno a singoli mafiosi, ma non all’intera organizzazione.
La disponibilità di Cino a soddisfare le esigenze di alcuni degli arrestati per mafia resta agli atti dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere che il gip Lirio Conti ha emesso nei confronti di sei persone.
Nel 2016 i fratelli Pietro e Giuseppe Bologna subirono un controllo. Avevano rubato la luce piazzando un magnete sul contatore. I costi della bolletta della loro azienda agricola crollarono: fu accertato un risparmio di 86 mila euro. La vicenda fu chiusa con la messa alla prova dei Bologna: niente carcere ma opera di volontariato per un totale di 170 ore, 3 ore alla settimana per 12 mesi.
“Vi metto là sopra che non vi vede nessuno, al cimitero”, diceva il sindaco ai fratelli Bologna. Che avesse voglia di favorirli facendoli imboscare però non è emerso. Provata invece sarebbe la falsificazione dei registri in cui i fratelli risultavano presenti ed invece la mappatura dei loro cellulari li ha collocati lontano dal cimitero a sbrigare faccende provate. A volte erano impegnati a incontrare dei pregiudicati per mafia.
“La messa alla prova è una messinscena”, diceva Salvatore Lucido, impiegato comunale indagato per falso assieme al sindaco.
Ad un certo punto, nel 2022, le microspie piazzate dai carabinieri del Gruppo di Monreale intercettarono Luigi Cino che diceva a Pietro Bologna: “… ho bisogno di uno di te sono candidato per le regionali”. Scardina fu categorico. “A Gigi dobbiamo dare i voti”.
Raimondo Santinelli, autista del presunto reggente della famiglia mafiosa, Antonino Scardino, sosteneva che Cino fosse “a portata di mano”. Per questo andava appoggiato alle amministrative di tre anni rispetto al suo avversario, Luigi Montalbano. Quest’ultimo, annotano gli investigatori, avrebbe cercato senza successo un contatto con il reggente che non avrebbe voluto incontrarlo perché temeva di essere pedinato.
Cino nel giugno 2022 è stato rieletto sindaco. A settembre provò a piazzarsi anche all’Assemblea regionale siciliana nella lista “De Luca sindaco d’Italia, Sud chiama Nord”. Raccolse 1.681 voti (di cui 758 a Camporeale) che non furono sufficienti però all’elezione.