PALERMO – Arrestato, scarcerato, estromesso da Cosa Nostra, riammesso e di nuovo arrestato. Nella parabola di Stefano Comandè c’è l’essenza di una mafiosità difficile da estirpare. Trentotto anni, di cui una parte trascorsa in carcere, Comandè il 25 ottobre 2020 ha finito di scontare la sua precedente condanna. Era stato arrestato il 19 aprile 2014.
Pochi giorni dopo la scarcerazione si sarebbe attivato per rientrare nei ranghi del mandamento di Porta Nuova scontrandosi con il diniego del reggente Giuseppe Di Giovanni, oggi sotto processo ma a piede libero per scadenza dei termini di custodia cautelare.
“Un pezzo di crastazzo”
Giuseppe Incontrera, assassinato due anni fa alla Zisa, aveva riportato la “sentenza” del consuocero Di Giovanni: Comandè doveva “andare a lavorare“, era “un pezzo di crastazzo”, colpevole di avere messo in giro tante cattiverie nei suoi confronti. Non c’era spazio per lui: “… ora si compra una bella lambretta… e vende il pesce”.
Le brutte voci su Comandè erano arrivate alle orecchie del boss Tommaso Lo Presti, il lungo, tornato al suo posto di capomafia dopo la scarcerazione. Comandè se ne rammaricava, era “dispiaciuto” che Lo Presti fosse stato fuorviato da altri: “… se n’è andato appresso a loro”.
L’accusa era circostanziata, aveva fatto un “bel po’ di danno” con i soldi del mandamento mafioso. “Dove sono state le mie mancanze? per poterle capire…”, gli aveva chiesto Comandè. Si era sottomesso dinanzi al boss: “… io sono qua gli ho detto, la mia faccia è sotto i suoi
piedi gli ho detto”.
A fuoco la macchina di Stefano Comandè
Lo sgarbo più grave doveva ancora subirlo. Un giorno gli bruciarono la macchina. La considerava una “umiliazione… mi sarei accontentato che avessero avuto tipo il coraggio di venirmi a dare uno schiaffo, capisci… ma no di bruciarmi la macchina… perché è un gesto brutto”. Dietro il gesto ci sarebbe stata la regia di Incontrera e di Giuseppe Auteri.
Qualche giorno dopo si aprì uno spiraglio per Comandè grazie alle parole di Lo Presti, il lungo: “… dice… quanto ti sei fatto? gli ho detto sei anni e mezzo… sei mancato sei anni e mezzo da casa... non ti preoccupare mi fa a me dice, goditi un po’ i bambini… dice domani ho bisogno dice una mano e vengo da te”.
L’incarico della cassa
Le cose sarebbero presto cambiate se è vero che nel febbraio 2022 lo stesso Incontrera parlava di Comandè come un “fratello” che si sarebbe occupato della sua famiglia in caso di arresto. Dopo l’omicidio di Incontrera e gli arresti di Giuseppe Di Giovanni, Calogero e Tommaso Lo Presti, Comandè sarebbe tornato nel pieno della operatività mafiosa.
Le microspie hanno registrato i suoi movimenti per recuperare la cassa del mandamento. Mandò un suo emissario a casa di Carmela Massa, moglie di Incontrera. La gestione dei soldi resta uno degli incarichi più delicati. Due anni e mezzo dopo Comandè è finito di nuovo in carcere. L’epilogo è sempre lo stesso.