"Mio fratello ucciso dalla mafia, ma faccio politica con Cuffaro"

“Mio fratello ucciso dalla mafia, ma faccio politica con Cuffaro”

Emanuele Piazza fu sciolto nell'acido. Andrea fa parte della nuova Dc
VERSO LE ELEZIONI
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PALERMO – L’avvocato Andrea Piazza ha un doppio ruolo e “nessun imbarazzo”. Lavora politicamente al fianco di Totò Cuffaro e rivendica la sua scelta nelle ore in cui alcune voci autorevoli si scandalizzano per il fatto che l’ex governatore, condannato per avere favorito la mafia, sia tornato a fare politica.

Piazza convive con le lacerazioni di una ferita eterna, è parente di una vittima di Cosa Nostra. Suo fratello Emanuele è stato inghiottito dalla lupara bianca, in uno dei capitoli ancora misteriosi della storia giudiziaria siciliana e italiana.

Emanuele Piazza cercava i latitanti mafiosi. Voleva arrestare Totò Riina. Catturare Bernardo Provenzano e liberare Palermo dal lerciume mafioso. Ma è morto strangolato – il 15 marzo 1990 – e il suo corpo sciolto nell’acido. A tradirlo un amico e uomo d’onore, Francesco Onorato.

Cuffaro stringe alleanze, appoggia un candidato al Comune di Palermo, guarda alle prossime elezioni regionali. Insomma Cuffaro fa politica, c’è e si vede. La cosa non piace a tutti.

Stefano Santoro, ad esempio, ha rinunciato a candidarsi con Fratelli d’Italia, sostenendo che “Lagalla è il candidato di Cuffaro”. Ci si è “dimenticati Falcone e Borsellino”. Fanno ancora più rumore, non ce ne voglia Santoro, le parole di Alfredo Morvillo, ex magistrato e fratello di Francesca uccisa a Capaci assieme a Giovanni Falcone. “Sicilia in mano ai condannati per mafia, certe morti sono state inutili”, ha detto ieri Morvillo alla presentazione del libro “Francesca” scritto dal giornalista Felice Cavallaro.

“Sembra di essere tornati a 30 anni fa”, ha aggiunto Giuseppe Di Lello che con Falcone e Borsellino faceva parte del pool antimafia.

Sono parole che non scalfiscono le certezze di Andrea Piazza, di professione avvocato, fratello di una vittima dei boss chiamato da Totò Cuffaro nella Nuova Democrazia cristiana per occuparsi di legalità e antimafia. Secondo l’avvocato Piazza, stiamo assistendo alla riapertura del “capitolo giustizialista”. Se gli si fa notare che la storia giudiziaria di Cuffaro non si cancella, risponde che la questione va affrontata sotto un duplice aspetto.

Uno umano, perché “innanzitutto Cuffaro e mio fratello erano amici. Io credo nell’essere umano. Tutti possiamo migliorare nel tempo”. Secondo aspetto? “Da un punto di vista processuale ritengo che le sentenze si debbano rispettare, ma possono essere criticate. E io sono critico nei confronti dei giudici che hanno condannato Totò Cuffaro. Egli stesso per primo ha riconosciuto le sue colpe politiche, ma da qui a ritenerlo un favoreggiatore della mafia ce ne passa. Il suo è stato un processo indiziario. I giudici è la pubblica accusa hanno ritenuto di avere trovato dei riscontri alla loro tesi, ma non c’è alcuna certezza”.

La sentenza, però, è passata in giudicato. Questa sì è una certezza. “Gli errori giudiziari esistono“, spiega Piazza. Cuffaro, dunque, è stato vittima di un errore giudiziario? “Mi limito a dire che il clamore mediatico può condizionare la terzietà del giudice, ma parliamo di vicende del passato”.

Ecco il cuore della questione: Piazza non vede ombre allungarsi sul presente. “La nostra Costituzione prevede la funzione rieducativa del carcere – spiega -. Ogni detenuto può essere migliore di ciò che era ieri. Totò Cuffaro ha il diritto di essere se stesso, di esercitare la sua passione politica. Piuttosto è anomalo che non possa più fare il medico. Questa è l’assurdità di un sistema rigido che rinuncia ad una professionalità che potrebbe essere utilizzata anche a livello sociale”.

In conclusione “nessun imbarazzo nello stare accanto a lui. Perché dovrei sentirmi imbarazzato? Non mi faccio rinchiudere dagli steccati. Sono contro l’integralismo sociale”.


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