Palermo, videochiamata da Borgo: ecco chi è il boss di Brancaccio

Una videochiamata da Borgo Vecchio svelò il nome del boss di Brancaccio

Uno strano intreccio e il racconto di un pentito

PALERMO – La notizia arrivò in carcere con una videochiamata. Sarebbe stato Jari Ingarao a fare sapere al compagno di cella di Rosario Montalbano che Giuseppe Arduino aveva preso in mano il potere a Brancaccio.

Lo racconta lo stesso Montalbano che ha deciso di collaborare con la Direzione distrettuale antimafia di Palermo.

Due riflessioni sono immediate. La prima riguarda la facilità con cui i detenuti entrano in possesso di un cellulare. La seconda: Ingarao era bene informato sulle dinamiche di un mandamento a cui non appartiene.

Lo scorso febbraio Ingarao è condannato in appello a 16 anni, 10 mesi e 20 giorni di carcere. Avrebbe fatto da spalla ai capimafia del Borgo Vecchio, i fratelli Angelo e Girolamo Monti. Jari Ingarao è figlio di Nicola, un tempo reggente del mandamento di Porta Nuova, ammazzato nel 2007 dai Lo Piccolo di San Lorenzo. Nello stesso processo sono stati condannati i suoi fratelli Danilo e Gabriele.

Nel 2011, fino al giorno del suo precedente arresto, Giuseppe Arduino occupava il gradino sotto i triumviri della mafia di Brancaccio: Cesare Lupo, Antonino Sacco e Giuseppe Faraone.

Un tempo era un insospettabile portiere d’albergo, poi ha atteso in carcere il suo turno. Nel 2020, finita di scontare una condanna a 10 anni, avrebbe preso in mano lo scettro del potere. Circostanza nota anche lontano dal suo territorio, e cioè a Porta Nuova. In quello stesso anno finiva in carcere anche l’uomo della telefonata in carcere: Jari Ingarao.

Di più non si sa. Il verbale di Montalbano è omissato. Quale sia la ragione della telefonata resta un mistero.


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