Messina Denaro, i pm volevano arrestare la figlia della maestra

Messina Denaro, i pm volevano arrestare la figlia della maestra

Il giudice ha respinto la richiesta di arresti domiciliari

PALERMO – Non solo Laura Bonafede. La Procura di Palermo avrebbe voluto arrestare anche la figlia, Martina Gentile. Il giudice per le indagini preliminari Alfredo Montalto ha respinto la richiesta di arresti domiciliari. Resta indagata a piede libero.

Martina Gentile, 31 anni, è la figlia che il capomafia avrebbe desiderato. L’avrebbe addirittura seguita nel percorso di crescita. Intratteneva una corrispondenza con il boss che nei biglietti trovati nel suo covo, a Campobello di Mazara, la chiamava “Tan”.

In un appunto Messina Denaro scriveva di avere inoltrato una lettera l’11 aprile 2022, tramite “Lest” (uno dei nomi in codice della “postina” Lorenza Lanceri) a “cugino” (alias Laura Bonafede) e a “Tan”.

ll capomafia conservava un diario su cui appuntava soprattutto riflessioni personali. Gli era stato regalato nel gennaio 2013 da Laura Bonafede e da Martina Gentile che vi hanno apposto una dedica: “20 gennaio 2013… per te e i tuoi pensieri.. da me e Tan”.

Messina Denaro lodava la figlia di Laura Bonafede in un pizzino inviato alle sorelle: “Questa ragazza è cresciuta senza padre, lo arrestarono quando lei era molto piccola e non è ancora uscito visto che ha l’ergastolo”. Il riferimento è al padre ergastolano, Salvatore Gentile.

Gli era piaciuto un necrologio scritto dalla giovane per il nonno, Leonardo Bonafede: “La cosa che mi ha fatto più senso è la frase finale di questa Martina: ‘Onorata di appartenerti’ al nonno. Ma lo capite? Ciò significa che la mancanza del padre non è di per sé motivo di degenerazione educativa, è solo Lorenza che è degenerata nell’infimo, le altre di cui so sono tutte cresciute onestamente”. In realtà fu uno sfogo contro Lorenza, perché con la figlia che porta il cognome della madre, Alagna, i rapporti si sono poi rasserenati.

Matteo Messina Denaro, Laura Bonafede e Martina Gentile avrebbero instaurato un rapporto quasi familiare, andato avanti per anni. Per un decennio, sino al dicembre 2017, avrebbero coabitato. Poi una parentesi di lontananza forzata. Le acque erano agitate per le operazioni di polizia. Il rapporto, però, di recente era tornato ad essere intenso.

I carabinieri del Ros, dopo l’arresto del latitante, hanno trovato una lettera scritta da Martina al capomafia che svela secondo il gip, “un affetto quasi filiale nei confronti di Messina Denaro, affetto, peraltro, intensamente contraccambiato da quest’ultimo, che apprezzava, soprattutto, come si ricava da uno scritto dallo stesso indirizzato alla sorella Rosalia, l’adesione di Martina ai valori mafiosi del nonno Leonardo Bonafede mettendola a confronto con i differenti comportamenti della propria figlia naturale”.

Martina Gentile “ha certamente intrattenuto col latitante rapporti epistolari utilizzando gli stessi nomi convenzionali già contenuti nella corrispondenza tra la madre e il boss. Dunque, è stata certamente (almeno parzialmente) messa a conoscenza di tale ‘codice’ necessario per preservare la latitanza di quest’ultimo”.

Non risulterebbero, però, condotte concrete di favoreggiamento. Martina, dopo una lunga frequentazione col boss, non l’avrebbe più visto se non, per caso, il 21 dicembre 2022 (come racconta lei stessa in una lettera), e sarebbe rimasta all’oscuro della grave malattia di cui il capomafia soffre. Per il giudice inoltre è insufficiente, “anche per la sua indeterminatezza ed assenza di effettiva concretezza”, la generica disponibilità manifestata dalla ragazza al latitante con la frase, scritta in una lettera: “Se posso fare qualcosa per te”.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI