Palermo, minacce e fuoco: nessuno abiti nella casa tolta al mafioso

Minacce e fuoco: nessuno deve abitare nella casa confiscata al mafioso

L'assessore Ferrandelli: "Non ci lasciamo intimidire"

PALERMO – La paura ha raggiunto l’apice all’alba di ieri, mercoledì 11 settembre. Qualcuno ha tentato di appiccare l’incendio nell’appartamento. Lo ha fatto lanciando un cartone, pieno di materiale precedentemente incendiato, nel balcone della casa al primo piano di via Decollati.

Non soddisfatto si è introdotto nella casa e ha preso a martellate una parete. Usano la volenza per bloccare l’assegnazione dell’immobile confiscato ad un condannato per mafia. Finora ci sono riusciti.

“Nessun passo indietro – spiega l’assessore comunale Fabrizio Ferrandelli -. La casa sarà assegnata ad una famiglia che ne ha diritto e non saranno certo questi episodi, seppure gravissimi, a farci cambiare idea. Non ci lasciamo intimidire e la legalità sarà rispristinata. Abbiamo presentato una denuncia alla polizia”.

Finora sono quattro le famiglie che hanno rinunciato all’alloggio nonostante vivano da anni in condizioni di disagio a casa di parenti o in albergo e siano inseriti nella graduatoria comunale. Si presenta l’occasione di avere un tetto, ma qualcuno decide che devono stare alla larga dall’immobile.

E se non bastano le minacce velate, arrivano le ritorsioni. Chi accetta ci ripensa e rinuncia in fretta. Meglio tornare in albergo anche se si è vedovo con tre figli di cui prendersi cura. L’ultimo ci ha ripensato dopo una notte insonne, quando sembrava che le acque si fossero calmate grazie anche all’intervento di don Ugo Di Marzo sacerdote dello Sperone.

Chi è l’autore delle minacce? L’immobile è occupato da una parente di Leonardo Algeri, condannato per mafia. La casa è stata assegnata dall’agenzia nazionale per i beni confiscati al Comune di Palermo. Altri parenti di Algeri vivono in zona ed è su questi ultimi che si concentrano le indagini della polizia.


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