Il messaggio era tanto macabro, quanto chiaro. L’imprenditore edile doveva pagare il pizzo. Gli fecero trovare una bambola con un proiettile conficcato in testa e appesa al cancelletto dell’ingresso nella sua villetta.
La vicenda emerge dall’inchiesta che ha colpito la famiglia mafiosa del quartiere Mezzomorreale a Palermo. L’obiettivo era quello di costringere la vittima a mettersi a posto, sborsando una percentuale dell’appalto oppure affidare alcuni lavori ad un’impresa vicina ai boss .
Tra gli indagati figura Gioacchino Badagliacca che al telefono si sfogava con l’anziano mafioso Antonino Anello, anche lui tra gli arrestati. Protestava perché aveva fatto tutto da solo: “Zio Ninì, io, sono uscito la notte io! Anche questa cosa, cioè, si doveva andare a fare la bambola. A metterci un segnale per farli venire perché avevano preso impegni in questi due anni che io sono stato lì dentro”.
Il messaggio non sortì l’effetto desiderato dai mafiosi. L’imprenditore denunciò la minaccia subita.