Palermo, mon amour: tra i tesori di una città dal cuore grande

Palermo, tra storia e arte: viaggio tra i tesori di una città dal cuore grande

Bellezza, arte, cibo, sapori: un fascino indescrivibile

PALERMO – Ne apprezzi la bellezza prima ancora di raggiungerla. Quando ancora non sei in città, ma hai superato appena l’uscita per Misilmeri, provenendo da Agrigento, ed il tracciato stradale comincia ad inclinarsi verso il basso, ecco il suo Golfo, il suo azzurro, il suo welcome! Tante volte avrei voluto fotografare questo squarcio, ma l’arteria stradale non lo consente, è assai arduo. Del resto bastano pochi km ancora e Palermo con i suoi profumi, con i suoi colori, con la sua naturale e pittoresca atmosfera è lì, lì vicino.

Palermo è una città dal fascino indescrivibile. Non la si può raccontare Palermo, al massimo la si può filmare. La mia è una breve sintesi che non può mai racchiudere in modo esaustivo cotanta bellezza. Entrando da via Oreto, arrivi dopo pochi chilometri a Piazza Stazione: una bellezza straordinaria. C’è una rotatoria: a Sud vai verso il mare, a Nord verso il Palazzo Reale, se prosegui dritto verso la via Roma, t’immergi nel salotto cittadino. Fermandosi un po’ ad osservare, si nota, come per quanto caotica e disordinata come tutte le grandi città, Palermo non “corre” poi così tanto.

Sarà il ritmo siciliano, ma di certo non siamo a Milano. Non vedi gente correre con la 24 ore, non vedi persone scavalcare i tornelli della stazione. C’è un incedere più lento, un passo più cadenzato. Palermo ha molteplici gioielli esposti ai suoi sempre più numerosi turisti. Ci sono i due grandi Teatri che sembrano imperare su qualsiasi altra attrazione (Teatro Massimo e Politeama). Ci sono i Quattro Canti lungo il caratteristico corso Vittorio Emanuele dove è ubicato un sontuosissimo Duomo: è incantevole, sembra infinito e li è sepolto Federico II. Nei pressi, a poche centinaia di metri, sorge il Municipio della Città.

A pochi passi, invece, ecco la via Maqueda, un prolungamento della via Ruggero VII, che a sua volta è un prolungamento della via Libertà. Arterie che costituiscono il salotto della città, l’epicentro dello shopping e delle grandi firme. La via Maqueda, dove sorge Palazzo Comitini, sede dell’ex Provincia, oggi è isola pedonale h24. Una rivoluzione green del centro città. Quando ero studente universitario, le vie del centro costituivano un disordinato e chiassoso segmento di città, “travolto” da bus e vetture. Oggi è un pullulare di locali, attività ristorative di ogni tipo, con tavoli ubicati sulla strada, presi d’assalto dai palermitani, soprattutto nei week end, e dai vacanzieri, ormai presenti in ogni periodo dell’anno.

Da budello disordinato, a cuore della movida. E proprio lì, in Piazza Pretoria, sostano nei giorni festivi tanti mezzi elettrici, utilissimi per fare un tour. E così puoi inoltrarti nei mercati tipici: il Capo, Ballarò, la Vucciria che ha ispirato un famoso quadro di Guttuso. Qui è d’obbligo un pit-stop! Una frenesia di colori ed il vocìo tipico dei venditori. Puoi non comprare nulla alla Vuccìria. Basta osservare ed ascoltare. Di giorno, il mercato del pesce… e non solo. Di sera, musica ed ancora movida!

Dalla Vucciria, se procedi verso sud, arrivi alla Cala, un porticello meraviglioso dove sono attraccate tante imbarcazioni da diporto. L’acqua è quasi a livello della strada e quando c’è il sole (sempre!) è una cartolina unica. Puoi sederti a “Porta Carbone” e mentre osservi, gusti il pane cà meusa. Quest’ultimo è impossibile da descrivere. Va mangiato. Punto. Prosegui pochi metri, anche a piedi, e svoltando a sinistra sei al Porto, il nuovo “Trapezoidale”, con al centro la fontana danzante, elegantissima e colorata, che fa quasi da cornice ai nuovi negozi, locali e ristoranti stellati. Viceversa, a destra, procedi verso il Foro Italico, l’oasi verde di Palermo.

Un tappeto sterminato, recuperato alle corse dei runners o alle passeggiate delle famiglie. Insomma, un parco smeraldo che s’intona a meraviglia con il nero degli scogli ed il blu del mare. Nelle vicinanze c’è la Kalsa, il famoso quartiere dove nacque Giovanni Falcone. Lì sorge lo “Spasimo”, una delle Chiese più antiche di Palermo, un monumento di grande fascino architettonico “scoperchiato”, cioè privo di tetto, oggi spazio culturale polifunzionale.

Il mare, dicevo… Palermo è una città di mare. Il suo lido, famoso nel mondo, è Mondello! Un borgo distante pochi km dalla città, ricco di palazzi in stile liberty ma soprattutto ricco di natura. Sembra il disegno dell’estate, quel borgo, arricchito oltre che dal lido e dall’acqua cristallo, anche dai piatti che s’intravedono lungo i locali: composizioni artistiche vere e proprie, vongole, cozze, ricci di mare, polipo bollito, altra unicità palermitana.

Oltre al mare, l’arte dicevo… Il Palazzo dei Normanni (sede del Parlamento regionale), dove si trova la Cappella Palatina, un autentico santuario dalla bellezza disarmante. Lì vicino, sorge il Palazzo d’Orleans ed i suoi giardini (sede della Presidenza della Regione). Un po’ più distante, quasi fuori città, c’è Villa Niscemi, un altro santuario artistico, oggi sede cerimoniale della Municipalità. A due passi, la Palazzina Cinese, un monumento spettacolare, quasi esclusivo sul territorio nazionale.

Poi i parchi… Per fortuna, non mancano quei polmoni verdi che la criminalità, al tempo della speculazione edilizia, ha risparmiato al cemento. Villa Trabia, in zona centrale, il Giardino Inglese, nei pressi dell’elegante via Notarbartolo. E’ la via dove viveva di Giovanni Falcone, dove ancora alberga il famoso albero Falcone, che costeggia l’ingresso al palazzo. Rappresenta il tempio della legalità di Palermo, un monumento naturale, simbolo della riscossa civica di Palermo.

E sì, di riscossa civica, perchè Palermo oggi, seppur intrappolata tra le sue mille contraddizioni, è una città nuova. C’è una coscienza civica che via via si è formata dal basso. C’è una consapevolezza nuova, che la mafia è una trappola e non bisogna cascarci. Questa consapevolezza si va facendo strada anche nei quartieri più disagiati, come a Brancaccio per esempio, dove cadde per mano mafiosa un sacerdote timido ed operoso: Don Pino Puglisi. Ecco, in questi quartieri, in mano alla criminalità fino a poco tempo fa, cominciano a pullulare realtà antimafiose, centri di aggregazione sociale e culturale, con un risveglio della coscienza collettiva, anche nei settori meno abbienti della società.

Ed è questo che va sottolineato di Palermo, questa sua straordinaria spinta verso la riscossa, verso un cambio di rotta, cominciata con i ragazzi di #addiopizzo che già qualche anno fa, dopo il delitto di Libero Grassi, esortavano gli esercenti alla ribellione. Libero Grassi! Anche lui è un monumento di Palermo. Un eroe gentile, che seppe dir di no alla logica dell’estorsione e che diede a tutta la città col suo sacrificio, una spallata pesante a certe logiche di puzzo… Anche questa è Palermo!

Nessuno osi macchiare, in modo retorico, la città solo di colori opachi. Tantissime contraddizioni dicevo, ma anche un movimento controcorrente che tende a riportare la città sui binari giusti. Palermo è per questo una città da lodare! Sono tantissimi gli imprenditori che nel silenzio resistono, lavorano, denunciano, producono. Palermo ha la sua Patrona in Santa Rosalia, la cosiddetta Santuzza. Ed il suo santuario si trova nel punto più alto della città, Monte Pellegrino, da dove vedi un po’ tutto. Si dispiega alla vista, dall’alto un panorama indescrivibile.

C’è una storia per ogni quartiere, c’è una storia per ogni palazzo, bella o brutta che sia. Da lì, poi, sembra svettare anche lo Stadio, il santuario del calcio, la Favorita, oggi intitolata al Presidentissimo Renzo Barbera. È una sintesi di storia quel rettangolo verde, la casa sportiva di ogni palermitano. Ed anche lì “abitano” le tante contraddizioni della città. Il Palermo calcio che fallisce e riparte dal basso, per conquistare la vetrina europea, per poi ritornare nel limbo del dilettantismo fino a guadagnare, sudando, la serie B. Per ogni partita casalinga, oggi, seppur nella cadetteria e con il morale sportivo a terra, il Barbera trabocca di gente, quasi come si disputasse la serie A o la Premier League.

È questa Palermo, è una città dal cuore grande, è una città che accoglie, che non respinge nessuno. È una città solidale Palermo, è una città generosa Palermo, è una città emozionante Palermo. La sera puoi, tra le altre cose, dopo aver visitato qualcuna delle sue bellezze, inoltrarti in uno dei budelli più tipici del centro storico: l’Olivella. Nei pressi c’è la Pizzeria Italia e se giri lo sguardo a sinistra scorgi uno scorcio del Teatro Massimo illuminato. Prendi posto ed ordini una Margherita. Non devi guardare il menù… Certo, a Palermo mangi il meglio della cucina mondiale, ma lì non devi scegliere, è quella la portata. Dopo qualche minuto, arriva sul tavolo un “dipinto” commestibile, un profumo inebriante, un gusto intramontabile.

Palermo è questa, Palermo è cibo, sapore, arte. L’arte la trovi anche lì, in quel budello, nelle ceramiche di Nino Parrucca e nei Teatrini dell’Opera dei Pupi. Palermo è cultura, tanta cultura…. Federico II, tanto per fare un nome: sovrano poliedrico e geniale, un gigante. Parlava sei lingue ed impresse alla Sicilia, ed a Palermo in particolare, dei connotati culturali ed intellettuali intramontabili, che ancora vivono nel capoluogo siciliano. Palermo ha anche il suo prestigioso Ateneo, dove si formano migliaia di medici, architetti, ingegneri, docenti, avvocati.

Nella mia facoltà, quella medica, l’Aula più prestigiosa è intitolata a Maurizio Ascoli, nativo di Trieste, un grande accademico e medico. Sospeso temporaneamente dall’insegnamento per via delle leggi razziali, visse a Palermo integrato a perfezione nel tessuto socio-culturale post-fascista. Lavorò con entusiasmo nella sua seconda città, dove portò avanti innumerevoli studi, non ultimo quello per fronteggiare la tubercolosi. Ogni nome a Palermo ha la sua storia ed ogni storia ha il suo nome. Come quello di un palermitano puro, il vice questore aggiunto Ninni Cassarà, vittima della mano mafiosa o di Paolo Borsellino, anch’egli umile e ligio servitore della Nazione.

Questa è Palermo, una città incastonata tra un modello di arretratezza culturale sempre più in discesa ed un respiro di emancipazione intellettuale sempre più in ascesa. Prova ne sia anche il cambio di passo nel campo politico, al di là del colore e della fazione. Il Municipio è passato dalla governance nera di sindaci collusi con i poteri mafiosi come Ciancimino, a sindaci del livello di Leoluca Orlando e attualmente di Roberto Lagalla, una delle espressioni più aristocratiche della cultura cittadina e già Magnifico Rettore dell’Università di Palermo. Passi avanti per una città che si rinnova, si emancipa, continua sempre più a credere in sé stessa, che ha recuperato ad esempio la Zisa, destinandola a spazio di confronto, di cultura, di convegni, di musica dal vivo. Certo, direbbe qualcuno, la strada è ancora in salita, ma il passo è decisamente più energico, più consapevole, più determinato.

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