Palermo, morto in una casa di riposo: "Non hanno chiamato il 118"

Muore in casa famiglia: “Non hanno chiamato il 118, vogliamo giustizia”

Parla la famiglia di Emanuele Pizzimenti, deceduto a 69 anni in una casa di riposo

PALERMO – Era stato affidato a una casa famiglia, ma dopo avere accusato un malore, dalla struttura non sarebbero stati chiamati i soccorsi e l’uomo è deceduto. I familiari di Emanuele Pizzimenti, palermitano di 69 anni affetto da Alzheimer, vogliono adesso vederci chiaro e hanno denunciato quello che è successo: la responsabile della struttura e un operatore sono indagati per omicidio colposo.

La figlia: “Mio padre non aveva altre patologie”

“Mio padre non aveva mai avuto problemi respiratori, né cardiovascolari. Fino a pochi giorni prima stava bene, lo avevo visto di presenza, poi in videochiamata”. Sono le parole della figlia di Pizzimenti, Caterina, che ripercorre le fasi della tragedia: “Sono stata contattata la notte di domenica 15 giugno, alle 5.30. La responsabile della casa famiglia ‘Zia Pina’, che si trova nella zona di corso Calatafimi, mi ha detto che mio padre era stato male e non respirava più. Quando ho saputo che era morto, io e mio fratello ci siamo precipitato sul posto, mio padre era freddo come se il decesso fosse avvenuto già da molte ore. Cosa è stato fatto nel frattempo?”.

Morto in casa di riposo, “Nessuno ha chiamato i soccorsi”

Una scelta, quella della casa di riposo, presa dopo un’altra tragedia che ha colpito recentemente la famiglia: “Ad accudirlo per cinque anni era sempre stata nostra madre, ma si è ammalata e due mesi fa ci ha lasciato – prosegue Caterina -. Eravamo convinti che nostro padre lì avrebbe ricevuto un’assistenza totale, invece siamo di nuovo piombati nel dolore. Vogliamo capire cosa è successo, perché non è stata chiamata un’ambulanza”.

I familiari di Pizzimenti, assistiti da Studio 3A, raccontano infatti che dopo il malore, dalla casa famiglia non sarebbe stato contattato il 118: “A chiamarlo è stata la polizia, quando è arrivata in struttura”, precisano.

L’arrivo della polizia

“L’operatore in servizio quella notte – spiega l’ufficio legale – ha detto di aver chiamato solo la sua responsabile sentendosi rispondere che il paziente era solito respirare in modo affannoso e di non preoccuparsi. Sconcertati da tali risposte, e non riuscendo a capacitarsi del perché non fosse stato richiesto per tempo l’intervento di un’ambulanza, i figli hanno chiamato il 112″.

Le indagini, condotte dalla polizia, sono coordinate dal pm Francesca Dessì che ha disposto l’autopsia. Sono stati iscritti nel registro degli indagati per omicidio colposo D. S., 52 anni, responsabile della casa famiglia e A. B., 67 anni, l’operatore in servizio quella notte.

“Mio padre poteva essere salvato”

“Siamo certi che se fosse stato chiamato il 118 – continua la figlia Caterina – mio padre si sarebbe salvato. Avrei voluto trovare lì i soccorritori o sapere che l’avevano trasportato in ospedale”. Pizzimenti era ospite della casa di riposo in cui è morto da febbraio: “In questi mesi si era affezionato alle ragazze che lavorano lì – aggiunge la figlia – e dopo il trauma di aver lasciato la casa in cui viveva con mia madre, non avremmo voluto fargli cambiare nuovamente ambiente”.

E aggiunge: “In altre due occasioni, infatti, avevamo avuto il sospetto che mio padre venisse trascurato, ma non avremmo mai immaginato un epilogo come questo. Siamo distrutti. Vogliamo giustizia non solo per lui, ma anche per tutti coloro che si trovano in situazioni del genere: gli anziani affidati a queste strutture devono essere monitorati, curati, accuditi. Mio padre si è sentito male e nulla è stato fatto”.


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