C'è una macchina alla porta... | Palermo, capitale dell'inciviltà - Live Sicilia

C’è una macchina alla porta… | Palermo, capitale dell’inciviltà

foto da twitter

Prigionieri. Senza riposo. Vittime di aggressioni. Succede al centro. E la chiamano movida.

La città prigioniera
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4 min di lettura

Metti una sera a cena, con dopocena. L’aria è fresca, il cielo è tanto limpido che pare un quadro. E’ giusto una di quelle serate d’autunno che viene voglia di inventarsi un po’ di romanticismo. Una passeggiata mano nella mano – guarda che luna, chissà come sarà il mare -. Uno sguardo agli scorci che si intravvedono dai balconi palermitani in fiore – ogni anima romantica immagina le vite degli altri, semplicemente osservando una finestra socchiusa -. Una canzone di Claudio Baglioni nella testa. Sì, va bene anche ‘Isolina’.

Percorri le scale di casa, senza indugiare, tuttavia senza fretta, pregustando l’apertura del portone e il successivo inizio della romanticheria. Solo che la porta non si apre. Oppure si apre, ma tu non passi. C’è una macchina posteggiata che impedisce ogni movimento. Ma è mai possibile che una cosa del genere accada? Possibilissimo, specialmente nel centro storico di Palermo, regno e domicilio della cosiddetta movida e della città incivile.

A Mario Varvaro, professore universitario, per esempio, è successo: “E più di una volta. Capita che qualcuno, il sabato sera, parcheggi l’automobile davanti al portoncino, proprio attaccata. E allora bisogna aspettare che torni per uscire o per rientrare”. Scusi, prof, non potrebbe chiamare i vigili? “Telefoniamo, però hanno poche pattuglie. Ci rispondono sempre che siamo il lista d’attesa e, aspettando, aspettando, si fa l’alba”. “Mi domando – continua il docente recluso – cosa succederà quando qualcuno si sentirà male e non potrà essere soccorso. Ecco, forse allora cambierà qualcosa…”.

Il professore Varvaro abita nella zona delle Poste di via Roma. La sua cronaca è disperata e condivisa. Avevamo già scritto di Palermo, capitale dell’inciviltà, dei parcheggi selvaggi, dello spaccio di droga, delle bande di giovanissimi che – con la scusa del divertimento – imperversano nel centro, rendendo impraticabile l’esistenza dei residenti. Da allora la situazione è migliorata, professore? “Per qualche giorno, poi tutto è tornato come prima. Ci sentiamo prigionieri e nessuno viene a liberarci. Le forze dell’ordine sono impegnate, la politica non si muove… Magari venderemmo casa per andare altrove, il problema è che nessuno la comprerebbe”.

Prigionieri della cosiddetta movida. Murati dalle marmitte. In balia di protagonisti dello sballo più tascio che c’è. Con un balconcino sul mondo, solo per vedere ragazzini che fumano, che si drogano, che sporcano, che si picchiano o che spacciano. Fetore di urina dappertutto. Cartacce. Preservativi usati. Questo è il cuore fradicio di Palermo sotto la patina della bellezza. E se osi gridare contro i soprusi, ecco che il professionista della contentezza di turno è sempre pronto ad ammonirti col ditino alzato e tacciarti da perfido nemico della contentezza che non sei altro.

Sono tante le storie del centro storico devastato e scippato, nell’indifferenza di troppi. E meste appaiono le facce che le raccontano. Sandro Garrubbo, che abita vicino al professore Varvaro, qualche sera fa ha tentato di esercitare il diritto costituzionale del rientro a casa sua. “All’ingresso c’erano ragazzi sdraiati, strafatti e non potevo nemmeno camminare. Prima ho tentato di convincerli con le buone, siccome non si spostavano, li ho dovuto prendere di peso”. La risposta non si è fatta attendere: “Qualche ora dopo sono entrati nell’atrio del palazzo e hanno messo fuori uso il mio motorino e quello di un vicino. Una ritorsione”.

Francesca Spatafora, direttore del museo archeologico ‘Salinas’ mostra, sconsolata, le foto di una specie di suk sistemato tutto intorno alla struttura. Tappeti, mercanzie varie e il solito corredo dei lasciti del sabato sera. “Eppure – dice – Palermo è capitale della cultura. Dovremmo starci più attenti”. Una rivolta cortese e inderogabile. Liliana Montemagno, invece, è rientrata dal Veneto per costruire qualcosa qui: “Ho comprato un appartamentino per trasformarlo in casa vacanze, do lavoro a un ragazzo e sono contenta. E pentita. Chissà se lo rifarei”.

Storie su storie, tutte puntualmente documentate dal ‘Comitato Olivella’ che sui social pubblica scatti e lamenti, in grande quantità. Purtroppo, inascoltati. Eppure, il grido della città perbene che protesta contro la città incivile si sente forte e chiaro, nessuno può fingere che non sia così.

Venerdì, gli ‘indignados dei cuscini’ hanno inscenato un flash mob a Palazzo delle Aquile per sottolineare la tragedia di chi vorrebbe dormire, e non può, sempre per la movida e la sua musica cacofonica ad altissimo volume. C’erano tutti gli insonni in servizio permanente effettivo – Vucciria, piazza della Rivoluzione, via La Lumia – e c’è chi sta pensando di ricorrere al giudice. “Noi siamo palermitani, orgogliosi di esserlo conclude Mario Varvaro – Palermo, se vuole, sa mostrarsi accogliente e bellissima”. Tuttavia – i professionisti della contentezza non si arrabbino per l’evidente provocazione – se non puoi nemmeno uscire, come diavolo farai a raggiungerla?

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