PALERMO – Non si può giustificare con l’ingenuità, né con la fragilità di chi subisce la “forza di una personalità narcisistica come quella di Matteo Messina Denaro”.
“Ha ucciso anche una bambina”
Meno che mai con l’amicizia. “Come si può essere amici di uno stragista, di chi ha commesso omicidi e ha ucciso bambini (Matteo Messina Denaro è stato riconosciuto come uno dei mandanti della strage di via dei Georgofili dove perse la vita anche la piccola Nadia Nencioni e condannato per il rapimento del piccolo Giuseppe Di Matteo ndr). Gli imputati erano perfettamente a conoscenza della persona che ospitavano in casa”, dice il sostituto procuratore generale Carlo Marzella.
Ecco perché, secondo l’accusa, Lorena Lanceri e il marito Emanuele Bonafede non meritano sconti di pena.
La donna, che per mesi ha accudito durante la latitanza il capomafia, in primo grado è stata condannata a 13 anni e 4 mesi per concorso esterno in associazione mafiosa. Sei anni e 8 mesi ha avuto Bonafede che risponde di favoreggiamento e procurata inosservanza della pena. La Procura generale ha chiesto al conferma della sentenza.
Il ruolo di marito e moglie
Marito e moglie accoglievano Messina Denaro nella loro casa di Campobello di Mazara. Lo ospitavano a pranzo e cena. Si accertavano che per strada non ci fossero poliziotti o carabinieri. “Un rapporto di fedeltà assoluta” – così lo hanno definito gli investigatori – legava la coppia al boss che avrebbe ricambiato con regali di valore: al figlio dei Bonafede, nel 2017, il capomafia fece da padrino della cresima e donò un Rolex da 6300 euro. La spesa fu poi puntualmente annotata da Messina Denaro in un pizzino.
Lanceri era la postina che consentiva lo scambio di lettere fra Messina Denaro e Laura Bonafede. Dalle indagini è emerso inoltre che Lanceri e il boss avevano una relazione. Gli inquirenti hanno trovato una lettera firmata “Diletta” (uno dei nomi in codice di Lanceri), in cui la donna dichiarava a Messina Denaro il suo amore.
La gelosia della maestra
Un amore che suscitava gelosia nella maestra Bonafede, da poco condannata a 11 anni e 4 mesi, che scriveva al padrino: “Ho provato un po’ di sana gelosia, puoi capire anche perché. Io non posso partecipare a niente e gli altri si ma va bene lo stesso, almeno so che ti muovi, che puoi uscire con Margot e che continui con le tue abitudini. So che mi racconterai quello che è successo ma dovrò aspettare”.