PALERMO – Tre mafiosi ammazzati nel raggio di poche centinaia di metri. Un vecchio boss appena scarcerato, un capomafia nel pieno del suo potere e un emergente che si sarebbe ritagliato una fetta di potere. Alla Zisa, mandamento di Porta Nuova, le questioni si risolvono con il piombo.
Due omicidi sono certamente mafiosi per la modalità e la caratura delle vittime. Il terzo, l’ultimo, è ancora da inquadrare a pieno.
Giuseppe Dainotti
Giuseppe Dainotti è stato ammazzato a maggio del 2017 in via d’Ossuna alle 8 di mattina, mentre era in bicicletta. L’orario, il mezzo di traporto su cui si muoveva e quello usato dall’assassino sono due dettagli identici all’agguato di due giorni fa in cui ha perso la vittima Giuseppe Incontrera.
Dainotti è stato affiancato da uno o due uomini in sella ad uno scooter. Una sola telecamera inquadrava la via. Ha immortalato la ruota di uno scooter Honda Sh, che si allontanava in direzione del Papireto. E si vedeva pure una scarpa da tennis. Troppo poco, però, per risalire all’identità del killer. Dainotti potrebbe avere pagato con la vita la voglia di tornare a comandare dopo anni di carcere.
Già nel 2010 si manifestarono delle tensioni. Dopo l’arresto di Gregorio Di Giovanni, reggente del mandamento di Porta Nuova, toccò al fratello Tommaso occuparsi delle esigenze dei detenuti. E così ricevette una telefonata dalla zia, Francesca Paola Dainotti, sorella dell’uomo assassinato in via d’Ossuna, nonché madre di Tommaso Lo Presti, altro pezzo grosso della mafia di Porta Nuova: “… allora io oggi neanche posso fare la spesa… a zia”. “Più tardi vengo…”, rispondeva Di Giovanni.
Nell’ottobre successivo a protestare era un’altra nipote di Dainotti, Anna Lo Presti, sorella di Tommaso. Al marito Salvatore Pispicia diceva: “… portò 400 euro per la settimanata di queste quattrocento euro… cento euro gliel’ho dati a mia madre per fargli la spesa, duecento euro l’ho portati al dentista che non gli portava soldi da qualche tre mesi al dentista, quanto restano… mi sono rimasti gli spicci”.
Giuseppe Di Giacomo
Prima di Dainotti, il 12 marzo 2014, era stato ammazzato Giuseppe Di Giacomo. “Stavolta tocca a Giovanni”, disse Tommaso Di Giovanni, riferendosi a Giovanni Di Giacomo. A quest’ultimo, killer ergastolano, toccava scegliere il reggente della famiglia di Palermo Centro. E scelse il fratello.
Il pentito Francesco Chiarello disse di avere avuto notizie dell’omicidio da un altro dei fratelli Di Giacomo, Marcello. Il movente del delitto sarebbe da ricercare nel furibondo scontro che Di Giacomo ebbe con Tommaso Lo Presti. Chiarello, però, non ha sempre brillato per l’attendibilità.
Di Giacomo fu assassinato in via degli Emiri, sempre alla Zisa. Fu affiancato da uno scooter mentre era a bordo di una Smart. Addosso al suo giubbotto sono state trovare tracce di salva che non appartengono a Di Giacomo. Le indagini note sono ferme alle dichiarazioni di Vito Galatolo, boss pentito dell’Acquasanta: “Giuseppe Di Giacomo aveva offeso Tommaso Lo Presti che voleva impadronirsi del mandamento e per questo fu ucciso”, ha messo a verbale l’ex boss.
Giuseppe Incontrera
Ora il nuovo delitto. Nella aggiornata mappa della mafia a Porta Nuova c’era anche il nome di Giuseppe Incontrera, assassinato in pieno giorno alla Zisa, consuocero di Giuseppe Di Giovanni, fratello dei capimafia Gregorio e Tommaso. Di lui ha parlato il neo pentito Marcello Puccio, picchiatore al soldo dei boss. Fa il nome di Incontrera assieme a quello di capimafia che hanno una storia in Cosa Nostra. Gente pronta a imporre le regole mafiose con la volenza. A Porta Nuova “chi sbaglia paga”.
Della violenza, però, è rimasto vittima Incontrera freddato in una strada della Zisa. Destino comune ad altri due mafiosi.