Palermo, uccise il suo pusher: niente ergastolo, pena ridotta

Ristoratore uccise il pusher: niente ergastolo, pena ridotta

L'imputato gli sparò un colpo di pistola alla testa

PALERMO – Da 22 a 16 anni di carcere. La Corte di appello di Palermo ha ridotto la condanna per omicidio inflitta a Pietro Seggio che uccise il suo spacciatore, Francesco Manzella, con un colpo di pistola alla testa. Respinto l’appello della Procura generale che aveva chiesto l’ergastolo.

Nel giudizio di primo grado i giudici scrissero che Seggio voleva “risolvere una volta per tutte il suo problema di tossicodipendenza che lo affliggeva da anni”.

Il consumo di droga gli aveva creato problemi economici e, soprattutto, familiari. E così l’imputato, titolare di una pizzeria a Borgo Molara, si presentò armato all’appuntamento con Manzella una sera di marzo del 2019 in via Gaetano Costa, nei pressi del carcere Pagliarelli.

Per l’imputato, difeso dall’avvocato Antonio Impellizzeri, era stato chiesto il carcere a vita. Il verdetto del collegio presieduto da Angelo Pellino ha seguito una strada diversa di cui nei prossimi mesi saranno rese note le motivazioni.

Già in primo grado era caduta l’aggravante della premeditazione e all’imputato erano state concesse le attenuanti generiche.

Seggio fu spinto da un sentimento di rivalsa, avrebbe voluto riscattare l’umiliazione a cui Manzella lo aveva esposto di fronte ai suoi più stretti congiunti, con particolare riferimento alla moglie, al figlio e al padre.

L’eliminazione di Manzella, nella speranza di una disintossicazione, rappresentava una liberazione dal peso economico che iniziava a diventare insostenibile soprattutto nei confronti dei familiari.


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