PALERMO – Il processo per l’omicidio di Roberta Siragusa approda in appello. L’udienza è fissata per il 9 ottobre prossimo. Il secondo atto parte dalla condanna all’ergastolo inflitta all’ex fidanzato Pietro Morreale, che aveva chiesto la scarcerazione. Richiesta rigettata.
Il difensore dell’imputato, l’avvocato Gaetano Giunta, ha fatto ricorso contro la sentenza che ha accolto in pieno la ricostruzione della Procura di Termini Imerese. Morreale era accecato dalla gelosia. La povera Roberta, che doveva compiere 18 anni, doveva essere sua o di nessun altro. E così ha programmato il delitto e provato a costruirsi un alibi inviando messaggi sul telefonino della ragazza quando l’aveva già uccisa.
La notte fra il 23 e il 24 gennaio 2020, dopo il delitto, l’imputato avrebbe cercato di disfarsi con il fuoco del cadavere della vittima. La tesi difensiva del ventenne è sempre stata che Roberta si è data fuco da sola. L’autopsia stabilì che la povera ragazza rimase agonizzante per alcuni minuti prima di spirare. Dunque era ancora viva mentre l’assassino cercava di disfarsi del corpo.
La famiglia Siragusa si è costituita parte civile con l’assistenza degli avvocati Sergio Burgio, Giovanni Castronovo, Giuseppe Canzone, Simona La Verde. Il 9 ottobre le parti si presenteranno in aula davanti alla Corte di assise di appello di Palermo.