PALERMO – Sono le 17:54 di lunedì 26 febbraio. Due uomini si affrontano pistole in pugno. Inizia il regolamento di conti che culmina nell’omicidio di Giancarlo Romano e nel ferimento di Alessio Caruso allo Sperone. La tensione per la gestione delle scommesse clandestine è altissima.
Sei minuti prima della 18 arriva una Jeep Compass al civico 1086 di corso dei Mille. Dalla macchina scendono Camillo e Antonio Mira, padre e figlio. Davanti all’ingresso dell’agenzia di scommesse “Full service point” c’è Alessio Caruso. È lui l’obiettivo.
Camillo Mira, 55 anni, ha una pistola dietro la schiena. Si avvicina verso Caruso che è attorniato da altre persone sull’uscio dell’agenzia.
Mira non fa in tempo a sparare che Caruso lo anticipa. Escono fuori dall’inquadratura. Solo momentaneamente, perché poco dopo si vede Antonio Mira tornare al volante della Jeep.
Caruso, impugnando l’arma, scappa in direzione di piazzale Ignazio Calona inseguito da Camillo Mira che esplode una raffica di colpi.
Alle 18:03 un’altra telecamera piazzata nei pressi della tabaccheria di Giancarlo Romano al civico 508 di corso dei Mille riprende l’arrivo di Caruso in sella ad uno scooter su cui sale lo stesso Romano. Si allontanano.
Alle 18:20 Romano viene assassinato in via XVII Maggio, mentre Caruso resta gravemente ferito. Camillo Mira rincasa intorno alle 21:30. Ha una ferita da arma da fuoco alla gamba sinistra. Qualcuno l’ha medicata. A casa di un altro figlio, dentro la lavatrice, ci sono gli abiti che indossava il padre prima. Nel frattempo un altro uomo si presenta all’ospedale Civico, è stato ferito di striscio in maniera accidentale. Si tratta di un pregiudicato che tiene la bocca chiusa, nulla spiega su cosa sia successo.
I poliziotti scopriranno poi che un terzo figlio di Camillo Mira, Pietro, è stato preso a pugni poco prima nel garage di via XXVII maggio dove hanno la centrale operativa della scommesse clandestine. È questo che ha scatenato la vendetta dei Mira. Fallito l’agguato davanti all’agenzia per la reazione di Caruso, quest’ultimo e Romano passano al contrattacco. Ed invece è Camillo Mira a sorprenderli. Fa fuoco, uccide Romano e ferisce gravemente Caruso. Alla fine confessa: “O morivano io o morivano loro”