PALERMO – Alla fine le accuse non hanno retto al vaglio del Tribunale. Un uomo è stato assolto dall’accuse di maltrattamenti nei confronti della ex moglie per insufficienza di prove.
A.P., agente immobiliare di Bagheria, rischiava fino a dieci anni di carcere. L’accusa era pesantissima: era imputato per avere picchiato la moglie, utilizzando anche il guinzaglio del cane, e di averla minacciata con un coltello.
Le accuse
Il loro matrimonio sarebbe diventato un inferno per la donna, costretta a prostituirsi con amici e conoscenti della vittima.
Il giudice Stefania Gallì ha accolto la tesi difensiva dell’avvocato Raffaele Delisi. La persona offesa, affetta da disturbo psichiatrico bipolare e che in passato aveva più volte tentato il suicidio, era stata ritenuta capace di testimoniare dal consulente psichiatra nominato dal pubblico ministero.
La difesa ha picconato il suo racconto. Non era attendibile per l’astio mostrato nei confronti dell’ex marito. Lo dimostrerebbero gli screenshot di messaggi WhatsApp in cui la donna gli prometteva che prima o poi lo avrebbe fatto “finire in galera”.
Nonostante la vittima accusasse il marito di averla aggredita più volte non c’era traccia né di un referto ospedaliero, né di denuncia alle forze dell’ordine. Né aveva indicato testimoni che avessero udito o assistito ai fatti.
“Giustizia è fatta”
“Giustizia è stata fatta: la difesa ha assicurato che il processo si svolgesse secondo le regole del contraddittorio ed i principi del giusto processo – spiega l’avvocato De Lisi – giungendo a contestare la genericità di un racconto privo di date e di episodi sollevando quel ragionevole dubbio che in un sistema moderno, occidentale e garantista non può portare ad una condanna di un imputato senza riscontri specifici del racconto di chi l’accusa”.