PALERMO – “Mi ritiro dalla competizione elettorale, non sono più in corsa, nell’ipotesi remota di una elezione non accetterei”. Lo ha annunciato al gip, nel corso dell’interrogatorio di garanzia, Pietro Polizzi, candidato di Forza Italia al Consiglio Comunale di Palermo arrestato, ieri. Con Pulizzi in arresto anche il costruttore mafioso Agostino Sansone con l’accusa di scambio elettorale politico-mafioso.
L’interrogatorio
Nel corso dell’interrogatorio Polizzi, difeso dall’avvocato Francesco Riggio, ha anche riferito che l’incontro con Sansone, durante il quale secondo i pm sarebbe stato suggellato il patto illecito, avvenne in una stanza di un patronato che il candidato usava come sede per la campagna. Nella stanza ci sarebbero state diverse altre persone: il legale chiederà di acquisirne la testimonianza. La circostanza, per la difesa, dimostrerebbe che Polizzi non aveva alcuna intenzione di stringere un accordo criminale con il costruttore mafioso che incontrò, infatti, davanti ad altri e non in privato.
“Ho conosciuto Sansone 4 anni fa”
“C’eravamo conosciuti 4 anni fa per motivi legati al mio lavoro – ha aggiunto – Quando, il 10 maggio, venne al patronato, mio padre me lo annunciò dicendomi ‘vedi di farlo andare via presto’. Io neppure lo feci entrare nella mia stanza e appositamente ci parlai per non più di tre minuti in un ambiente comune”. Polizzi ha sostenuto di non aver più visto Sansone dopo il 10 maggio e che all’epoca dell’incontro non aveva deciso di scendere in campo.
Il nodo delle intercettazioni
Polizzi, che ha ribadito che nelle trascrizioni delle intercettazioni ci sarebbero diverse imprecisioni, ha affermato che la frase registrata dal trojan piazzato nel cellulare di Sansone “se sono potente io, siete potenti anche voi”, ritenuta una prova schiacciante dai pm, fosse in realtà un modo di dire da lui usato in campagna elettorale.