La cronaca delle ultime ore, con gli arresti e le accuse che rimettono al centro della scena, al netto della presunzione di innocenza personale, i rapporti tra mafia e politica, può cambiare gli esiti delle elezioni a Palermo per l’eco giustamente notevole che la sottolinea? E’ una domanda che avrà risposta tra qualche giorno, intanto, però, sono cambiati gli stati d’animo. Una fiacca campagna elettorale che ha vissuto di poche scosse galvaniche si è nuovamente infiammata. Chi si sentiva – anche se non lo manifestava – abbastanza sicuro di vincere, adesso, sperimenta qualche apprensione in più.
Il riferimento ovvio è al professore Roberto Lagalla, candidato sindaco del centrodestra, accreditato da più parti per il successo – chissà se al primo turno – per via di un curriculum personale solido, per il riflusso per l’Orlandismo, o per tutto ciò che gli assomiglia, e per una platea interminabile di candidati consiglieri ‘allegati’ e fortissimi nel consenso. Un elemento psicologico di fazione e diffuso oltre i confini della coalizione, tra un sondaggio e l’altro. Lagalla, per la verità, non ha mai cantato vittoria, né sarebbe stato saggio farlo. Ma è indubbio che le cose per lui, nella marcia verso Palazzo delle Aquile, si siano complicate, rispetto a scenari più favorevoli.
L’arresto-boomerang di Pietro Polizzi, candidato consigliere comunale nelle liste di Forza Italia, rappresenta, almeno da un punto di vista suggestivo, il completamento di un teorema che comincia con le critiche per la presenza di Totò Cuffaro e Marcello Dell’Utri, condannati per mafia, nel vasto mare del centrodestra. La vicenda giudiziaria avrà i suoi sviluppi e non tutti gli incastri delle polemiche in corso sembrano logici. Tuttavia, il solco dell’attacco frontale è tracciato e basta riprendere le parole del candidato sindaco di centrosinistra, Franco Miceli, per rendersene conto.
“Nessuno si dica sorpreso – ha detto Miceli – perché se si sdogana il supporto politico da parte di soggetti già condannati per reati connessi alla mafia, è naturale che in quella proposta politica trovino spazio metodi e sistemi che sono quelli che hanno già inferto ferite indicibili alla nostra città. L’ambiguità di Lagalla oggi si manifesta: il re, come si dice, è nudo”. Sono osservazioni che possono mutare il corso di più di una opinione.
Di contro, le dichiarazioni dell’ex rettore, rilasciate a LiveSicilia.it, appaiono, giocoforza, un tantino affannate e politicamente sulla difensiva: “Non lo conosco, non so chi sia questo candidato e faccio un plauso alla magistratura. La selezione dei candidati viene fatta dai partiti e credo che i requisiti di questa persona siano stati valutati correttamente”. E ancora: “La questione morale è il prerequisito di ogni azione politica e di vita. Non abbiamo bisogno di acquisire lezioni di legalità e moralità perché le ho sempre praticate nella mia vita”.
Gli esiti della scossa saranno compiutamente valutabili tra qualche giorno, quando le sensazioni diventeranno numeri. Ai tormenti del centrodestra, nel frattempo, va aggiunta la parata trionfale di Giuseppe Conte, al fianco di Franco Miceli, tra le borgate palermitane che l’hanno incoronato U’ papà… Un titolo molto avvertito, qui, e mai casuale. (Roberto Puglisi)