Palermo, racket alla Vucciria: condannati

Palermo, racket alla Vucciria: il pizzo, la trappola e le condanne

I due imputati hanno illustri parentele mafiose

PALERMO – Sentenza di condanna confermata. Sei anni e quattro mesi per Riccardo Meli, sei anni per Orazio Di Maria. La Corte di appello presieduta da Giuseppina Cipolla li ha ritenuti colpevoli di tentata estorsione. Il processo è stato reso possibile dal coraggio di un giovane imprenditore. C’è una nota triste: le committenti dei lavori, una volta appresa la vicenda, invece di appoggiarlo decisero di revocargli la commessa.

La prima richiesta

Secondo la ricostruzione della Procura e dei finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria, due anni fa Meli chiese 300 euro all’imprenditore e architetto per non avere guai nel cantiere per la ristrutturazione di una palazzina alla Vucciria. Solo che l’imprenditore, invece di sborsare la tassa mafiosa, si rivolse all’associazione antiracket Solidaria. I finanzieri organizzarono la trappola e Meli fu fermato con in tasca i soldi del pizzo.

ASCOLTA LE INTERCETTAZIONI

Pochi mesi dopo ci fu un secondo arresto. In carcere finì Di Maria. Sarebbe stato lui a presentare Meli alla vittima. Gli incontri erano avvenuti in un pub del centro storico. Meli avrebbe mostrato all’imprenditore un biglietto con la scritta: “Se vuoi stare tranquillo in cantiere segui me“. Il giorno prima erano stati rubati alcuni mezzi in cantiere. Un’altra volta sarebbe stato ancora più esplicito: “Vedi che mi hanno domandato questo (e faceva il segno dei soldi) e così ti levi tutti i problemi del mondo e lavori pure tranquillo”.

I condannati e le parentele mafiose

Entrambi gli imputati hanno parentele mafiose. Meli è sposato con la nipote di Tommaso Lo Presti soprannominato il lungo, boss di Porta Nuova, mentre Di Maria è figlio di Vincenzo, uomo d’onore del mandamento e già condannato per mafia. La difesa preannuncia ricorso in Cassazione e contesta il fatto che nel corso del processo non siano state acquisite o valutate intercettazioni favorevoli ai due imputati.

Confermati i risarcimenti danni in favore delle parti civili: l’architetto, Solidaria, Sos Impresa (assistiti dagli avvocati Maria Luisa Martorana e Fausto Amato), associazione Antonino Caponnetto (avvocato Alfredo Galasso).


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