Palermo, riecco il popolo di Leoluca Orlando: "Lui è sempre il migliore"

Palermo, riecco il popolo di Leoluca Orlando: “Lui è sempre il migliore”

L'ex sindaco vuole candidarsi. Cosa è stato detto
LA CANDIDATURA
di
3 min di lettura

PALERMO- Tecnicamente sarebbe la presentazione di un libro. Politicamente è la proposta di una candidatura alle Europee (con il Pd). Complessivamente è un ritrovarsi in omaggio alla memoria e alla nostalgia: come se fossimo a un concerto di Bob Dylan. Un sorridente reducismo è il sentimento predominante. Avrà un futuro?

Il protagonista della serata è, ovviamente, Leoluca Orlando, nel completo scuro di quando era sindaco. In scena, al Rouge et Noir stracolmo per mostrare l’ultima fatica letteraria, ‘Enigma Palermo’, scritto con la giornalista Constanze Reuscher. Sul palco, con gli autori, il giornalista Rino Cascio e Pif. Dopo le strette di mano e gli abbracci in un bagno di sudore, si va a incominciare.

Il ‘popolo di Luca’

Ma prima ecco, con tutta la sua fede, il popolo di Luca – che, nel libro, ha precisato di preferire Leoluca, senza diminutivi, quasi uno choc -, mirabile, per la sua inalterata capacità di adorazione. Se guardiamo il contesto con quegli occhi partigiani la trama è un trauma: in Italia, a Palermo, in Sicilia, ha vinto la destra, il vessillo di Roberto Lagalla sventola su Palazzo delle Aquile… Un incubo, per simili truppe ideologiche. Così si invoca (Leo)Luca che molla un pizzicotto, come se dicesse: svegliatevi, non tutto è perduto, ci sono qua io.

Infatti, Orlando lo dice davvero, rispondendo a una domanda di Rino Cascio: “Io ho una esperienza parlamentare europea, ho rapporti internazionali, sono candidabile al Parlamento europeo e vorrei contribuire a costruire una alternativa seria di opposizione all’attuale governo di destra. In questo momento stiamo assistendo a un indebolimento del sistema dei diritti nel nostro Paese”. Ovazione. Pif alimenta l’entusiasmo raccontando la ‘speranza suscitata’ dal docente universitario che abbracciò, negli anni Ottanta, la politica, in una Palermo insanguinata. E lui – Luca-Leoluca – narra di avere perfino pensato alle dimissioni, di avere scritto la lettera, negli ultimi e travagliati anni della sindacatura. “Ma avrei rischiato di essere scambiato per uno che se ne va per convenienza”.

Chi c’era in platea

In platea freme il popolo di Luca e ci sono tutti gli altri – presenti per l’ascolto, non per il contatto mistico – ognuno con la sua storia. C’è l’impegno coraggioso dei giudici Alfredo Morvillo e Leonardo Guarnotta, costellato da lutti e rischi. C’è il dolore di Vincenzo Agostino. C’è l’attenzione di Antonello Cracolici. C’è la scrupolosa ricerca del gesuita Gianni Notari. C’è la fedeltà pluriennale di Fabio Giambrone, Emilio Arcuri e Alberto Mangano.

Molti, tra le poltroncine, declamano il medesimo ritornello: “Lui è il migliore”, mentre, dal palco, si torna a tratteggiare un mondo terribile, percepito alla stregua di un cielo plumbeo, in cui Meloni, Lagalla, Cuffaro e Dell’Utri, minacciosamente, volteggiano sulle macerie della sinistra e dell’Orlandismo. Il protagonista piazza la stoccata al curaro (metaforicamente), ripercorrendo la sua storia: “Se non avessi lasciato la Democrazia Cristiana, avrei fatto la fine di Lagalla”. Una delle tante parentesi di aspra critica all’attuale sindaco, caratterizzate, ripetutamente, dalla citazione della coppia Marcello Dell’Utri-Totò Cuffaro, segno di una proclamata e siderale distanza. Si chiude nella corsa del firmacopie. Appena fuori, c’è Palermo per intero, con il suo enigma, le sue speranze, le sue disillusioni. Palermo magnifica e ferita dopo tanti anni di regno orlandiano.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI