PALERMO – Da oltre un anno il suo relitto giace nelle acque di fronte l’isola del Giglio, al largo di Grosseto, in attesa che qualcuno la rimorchi e la smonti. Parliamo della Costa Concordia, la nave da crociera naufragata nel gennaio del 2012 causando oltre trenta morti che è diventata, suo malgrado, famosa in tutto il mondo.
Oggi si pone il problema, però, del suo smontaggio: la regione Toscana, da mesi, insiste perché l’operazione venga effettuata a Piombino, il cui porto però è troppo piccolo per ospitare una nave lunga quasi 300 metri e pesante 114mila tonnellate. Servirebbe, quindi, un investimento da 140 milioni di euro per attrezzare il porto di Piombino, mentre i lavori di smontaggio ne costerebbero appena 50, per non parlare dei ritardi che ne deriverebbero.
Ecco perché il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, oggi è tornato alla carica candidando i cantieri navali del capoluogo siciliano come luogo ideale per lo smontaggio della nave. “Le dimensioni del bacino palermitano sono ottimali e, soprattutto, le maestranze della nostra città hanno già accumulato grande esperienza in questo tipo di lavori su navi grandi e grandissime – ha detto il sindaco – da Palermo sono partiti i grandi cassoni necessari per il lavoro di recupero del relitto al Giglio. Spero quindi che questa esperienza e questa professionalità siano adeguatamente valorizzate per questo importante lavoro, senza gravare in modo esorbitante sulle casse pubbliche come avverrebbe con altre soluzioni”.
E se i lavori venissero affidati a Palermo, ne deriverebbe soprattutto un vantaggio per i Cantieri navali, i cui dipendenti sono in cassa integrazione e da mesi sul piede di guerra per chiedere interventi a tutela del proprio posto. “Ben venga l’intercessione del sindaco – dice Nino Clemente della Fim Cisl – visto che questa settimana sono in cassa integrazione 180 lavoratori”.