Se qualcuno vi chiedesse di descrivere Palermo, l’atmosfera di questa città ricca di storia, contraddizioni e profumi intensi, quale sarebbe la vostra risposta?
Noi vi proponiamo le opinioni di due “palermitani doc”, Sasà Salvaggio e Fabrizio Piazza, cresciuti nella terra di Falcone e Borsellino, Giovanni Brusca, don Pino Puglisi e Totò Riina. Un confronto tra due realtà apparentemente opposte. Da una parte il comico, impegnato a raccontare la “sua” Palermo tra battute e gag divertenti, giocando con le parole e ironizzando sulle incoerenze che la caratterizzano: “È un luogo magico, io l’adoro. Ricco di umanità, calore, voglia di vivere. Anche se spesso tendiamo a essere troppo diffidenti e invidiosi”.
Dall’altra il libraio, attento a mantenere viva la cultura ereditata dalle tante dominazioni subite, interessato a preservare il sapere in una città, spesso, troppo distratta: “Palermo chiede molto. Per riuscire devi fare parecchi sacrifici, non puoi abbassare mai la guardia. C’è una mentalità da riformare e da combattere”.
Umorismo e serietà, gioco e dovere. Due mondi che si fondono nella speranza di tenere alto il nome di questa città.
“Non pare, ma io sono nato a Milano”. Sasà Salvaggio, occhiali da sole a specchio, un sorriso beffardo e il braccialetto rosa-nero, sembra quasi intimidito dal dover confessarlo. Poi ride, saluta un amico e con orgoglio afferma: “I miei genitori però sono siciliani. E sono fiero di esserlo anche io. Viaggio spesso, conosco migliaia di persone, potrei vivere ovunque, ma non lascerei mai questa città nonostante tutti i suoi difetti”. Si riferisce al traffico, all’inciviltà di molti, a un’amministrazione regionale che considera lontana dai bisogni dei cittadini. “Ognuno ormai pensa per sé e i palermitani ne soffrono. Si sentono sfruttati ed entrano in competizione tra loro”.
Accennando un sorriso rimprovera una politica, a suo avviso, assente: “E’ diventato un magna magna generale. Non mi fa più manco impressione l’immondizia. Anzi, se la mattina mi sveglio e non la trovo sotto casa mi manca. E come dice il mio barbiere, più scuro di mezzanotte non può fare, ma a Palermo sì”. Un’ironia sottile, mai scadente, la stessa utilizzata durante i suoi spettacoli, quando viene fuori la vera Palermo, quella complessa, che sa essere incantevole e crudele: “Io scherzo sui difetti di questa terra e della Sicilia in generale, ma cerco sempre di non cadere nella volgarità. È una città che merita rispetto. Se fosse una persona sarebbe di certo una bedda fimmina”.
Dello stesso parere Fabrizio Piazza, occhi azzurri e corporatura esile: “Io non sono nato a Milano, però ci ho lavorato. Le differenze sono tante, come il giorno e la notte. Preferisco Palermo, perché qui i rapporti interpersonali sono alla base di una buona qualità di vita. E poi sentirsi utili per la propria città e cercare di migliorarla è uno stimolo enorme”. Da dietro la cassa della Modus Vivendi spiega un amore-odio per quella che ritiene la sua casa: “La amo e la odio allo stesso tempo. Adoro il clima, la posizione geografica, il mare. Amo la fatiscenza del centro storico, l’essere decadente e affascinante allo stesso tempo. Odio la maleducazione e la sporcizia”. Un ragazzo dai capelli folti e la carnagione chiara, innamorato della sua professione e consapevole di esercitarla nel migliore dei modi: “In Italia c’è il mito del palermitano lassista, poco motivato. Io ci metto passione, partecipazione. E questo è il mio regalo per Palermo”.
Sasà e Fabrizio, personalità, carattere e interessi diversi. Ma un unico grande amore. Palermo. E i suoi colori, rosa e nero. Tifosi modello, assidui frequentatori dello stadio, uno per lavoro, l’altro per hobby. “Nel 2004 lavoravo a Striscia la notizia con Luca Laurenti” racconta il comico. “Un calzaturificio mi mandava settimanalmente delle calze nere con la scritta rosa ‘Con Luca e Sasà il Palermo in serie A’”.
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