Palermo si è abituata alla munnizza? - Live Sicilia

Palermo si è abituata alla munnizza?

Oramai i problemi della municipalizzata Amia hanno reso i cittadini palermitani molto meno sensibili ai cumuli di spazzatura per le strade. Non si tratta di un eccesso pazienza o una spiccata comprensione. Hanno semplicemente visto di peggio. Da giorni però, causa una raccolta che si estende a macchia di leopardo, alcuni non possono fare a meno di notare che è grazie alla pioggia e alle basse temperature, che la situazione è ancora sostenibile. I cassonetti infatti non riescono più a contenere la spazzatura cittadina e i cumuli si stanno ricreando non solo nelle traverse secondarie di via Messina Marine, della zona Policlinico e di quella Fiera-MontePellegrino, ma anche nei pressi della stazione centrale, nei pressi della Magione, in piazza Marina e a soli pochi passi dal Teatro Massimo.

Poco distante dal Policlinico un fruttivendolo espone i suoi cavoli su un piccolo ape. Dall’altra parte della strada tre cassonetti in fila, traboccanti. “Non passano da un paio di giorni, le zone periferiche sono così” alza le spalle il commerciante. In via Perez si possono trovare anche i resti di un frigo che insieme a vari sacchetti e scatole ostruiscono il passaggio sul marciapiede. “Non avevano problemi al trituratore?” chiede un passante: “comunque credo che non passino da venerdì. Meno male che le temperature sono basse, e non si sentono cattivi odori”. Sul lato destro della stazione, dove molti autubus che compiono il servizio extraurbano hanno il loro capolinea, un’aiuola spartitrafico si prolunga in un accozzagla di cassonetti semi vuoti, ma circondati da foglie e scatole.

A Piazza Marina invece scatole e sacchetti fanno da cornice a quattro o cinque cassonetti traboccanti. Un altro contenitore sommerso dalla spazzatura anche vicino a corso Vittorio: “E’ una porcata, lo vece anche lei” commenta seccamente chi dall’altro lato della carreggiata ha aperto un bar. Un apino che porta sul fianco la scritta Amia attraversa piazza Kalza e si dirige verso il foro italico, in direzione porto, senza fermarsi. Porta con sé solo un secchio verde di plastica e alcune scope.

In piazza Kalsa, infatti i cassonetti sono tutti vuoti. È poco più dietro, in piazzetta Bianchi che le aiuole sono costellate di spazzatura e un materasso matrimoniale è stato adagiato al centro del’incrocio. “Anzi, qua non c’è quasi niente. Corso dei Mille non è messa affatto bene”. Non occorre arrivare fin là, però. Basta arrivare in via Crispi e prendere la direzione opposta a quella percorsa qualche minuto prima dall’apino dell’Amia e ai lati della strada si notano alcuni cassonetti stracolmi. Proseguendo per via Messina Marine si arriva a via San Cappello dove accanto al cumulo di sporcizia sono stati abbandonati anche dei mobili. “E’ da venti giorni che non passano” butta lì il pescivendolo che lavora all’incrocio. “Io la tarsu non la pago – si sfoga invece una cliente: abito in via Ammiraglio Rizzo, lì non si passa dalla sporcizia. In più sono invalida al 78% e non ho reddito”.

Addentrandosi verso l’interno si arriva in viale dei Picciotti: nella via adiacente all’istituto Magrina scarpe, vestiti, scatole di giocattoli, bidoni e quantaltro. Poco più in là un residente rassicura: “Se non vengono di notte, arrivano di pomeriggio, in genere”. Dove un Corso dei Mille sgombero da sporcizia incontra via Armando Diaz, un paio di cassonetti al centro della piazza sono pieni di spazzatura, dentro e fuori. “Qua vengono tutti i giorni. Questo è niente” si limita a commentare l’edicolante della piazza. Ma basta scendere per via Armando Diaz, e la situazione non migliora, anzi. “La colpa non è solo dell’Amia. La gente butta la spazzatura fuori dai cassonetti” ammette un passante.

In via Fratelli la Ferla quattro cassonetti sono uno accanto all’altro ma i sacchetti di sporcizia formano un cumulo unico che li sommerge tutti. Una signora ha appena parcheggiato dall’altro lato della strada: “Non passano da una decina di giorni. Qua – dice – sono venuti anche con le ruspe. E a Brancaccio la situazione è ancora peggiore”. Poi percorrendo una traversa di via Amerigo Amari è possibile anche trovare un cassonetto pieno, uno vuoto e ancora un altro pieno. Qualcuno dà la colpa all’Amia, “che funziona malissimo”, ma anche ai negozianti. Un cassonetto traboccante potrebbe essere lasciato lì solo da un paio di giorni. Niente di più. ù

Avvicinandosi a Monte Pellegrino nei pressi della Fiera, in via Cirrincione anche un cassonetto è anche stato rovesciato, dietro ad altri sei che sono stati ammucchiati al lato della strada. Svoltando a destra su via Sadat, la fila di macchine parcheggiate è interrotta ogni tanto da cassonetti carichi, oltre l’orlo. “Non passano da martedì. Per fortuna la pioggia tiene lontani gli insetti che di solito ci sono d’estate” si consola un residente. All’incrocio con via Ammiraglio Rizzo, invece, un fioraio assicura che “questa è una zona pulita”. Ma anche qua la raccolta si fa a vie alterne: qui i cassonetti sono pieni, ma sono stati svuotati in via Don Orione, mentre in via Don Gnocchi un anziano residente in coppola si infiamma: “Io le tasse le pago, non è possibile! Ma cosa fanno? Niente!”. La sua ira è scatenata dai tre cassonetti in fila in fondo alla piazzetta che non possono contenere più nulla. E la situazione è la stessa in tutta la via, fino all’alberghiero Paolo Borsellino, dove una montagna di sacchetti e mobili è cresciuta proprio davanti all’istituto.

Una signora alla guida dice di abitare in zona Libertà: “Qua è diverso siamo in periferia” dice, riferendosi alla situazione della raccolta. Ma anche vicino a Villa Filippina, tra il teatro Massimo e Piazza Politeama c’è qualche disfunzione: tra via Lentini e via Gemellaro l’immondizia nasconde l’angolo di un palazzo. “Ne parlavo prima con una cliente – afferma una barista – , si nota in tutta Palermo che qualcosa non va”.


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