Palermo, "allo stadio invece che al seggio": 14 presidenti indagati

“Allo stadio invece che al seggio”: 14 presidenti sotto inchiesta

Il caso ai seggi
Chi sono coloro che hanno ricevuto l'avviso di conclusione delle indagini

PALERMO – Per alcuni la partita del Palermo era un evento da non perdere. Per altri resta oscura la ragione (molto lavoro e pochi soldi?) della scelta di “disertare” i seggi elettorali che erano stati chiamati a presiedere l’anno scorso per le elezioni amministrative a Palermo.

In 14 hanno ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini firmato dal procuratore aggiunto Sergio Demontis e dai sostituti Andrea Fusco ed Eugenio Faletra. Risale al 16 maggio scorso, ma Livesicilia lo ha appreso ora. Le ipotesi di reato sono violazione del teso unico per la composizione dei seggi elettorali, falso in atto pubblico ed errore causato dall’altrui inganno.

La Digos nei mesi scorsi ha denunciato 60 persone alla Procura della Repubblica che ha fatto una prima scrematura. Dei 14 indagati la stragrande maggioranza, il 12 giugno dell’anno scorso, si trovava allo stadio Renzo Barbera per assistere alla partita tra Palermo e Padova che segnò il ritorno in serie B dei rosanero. Ci fu il caos nelle sezioni 144, 102, 534, 335, 253, 93, 499, 278, 370, 430, 396, 199. Ci vollero ore per rimpiazzarli con la gente che non riusciva ad esercitare il diritto di voto. C’è chi ventilava scenari di boicottaggio, ed invece era “solo” una questione di fede calcistica.

I poliziotti hanno riscontrato che i biglietti per la partita a loro intestati sono stati vidimati elettronicamente all’ingresso. Non risultava alcun cambio. Nessun altro era andato allo stadio al loro posto. Assenti al seggio e allo stadio per tifare nonostante pochi giorni prima avessero presentato alla Corte di Appello certificati medici e giustificazioni varie. Dalla lombosciatalgia alle vertigini, da improrogabili impegni di lavoro all’estero a motivi familiari. Amorevoli mariti volevano stare vicini alla moglie incinta, altri prendersi cura della zia disabile.

Ci sono altre posizioni ancora sotto valutazione. Alcuni medici sarebbero stati raggirati simulando sintomi di malanni vari. Altri, però, potrebbero essere stati complici. Ci sono infatti casi di camici bianchi che hanno certificato di avere visitato i pazienti in studio senza averli incontrati. I 14 indagati sono Enrico Aloi, 57 anni, Chiara Andolina, 32 anni, Giovanni Arcuri, 64 anni, Fabio Antonio Cardile, 39 anni, Andrea Ciulla, 41 anni, Carlo Fratello, 47 anni, Carmelo Aurelio Giglia, 27 anni, Andrea Ienzi, 37 anni, Paolo Libassi, 45 anni, Guido Longo, 40 anni, Giuseppe Lunardo, 43 anni, Melania Meo, 32 anni, Francesco Portera, 37 anni, Giovanna Smitti, 40 anni.

Adesso potranno presentare memorie difensive o chiedere di essere interrogati. Il successivo step sarà l’eventuale richiesta di rinvio a giudizio.


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