Palermo, "ti farò morire": il padre suicida, la chat e le altre "vittime"

“Ti farò morire”: il suicida, la chat con la figlia e le altre “vittime”

Palermo, una tragica storia con molte sfaccettature

PALERMO – Dal 22 dicembre al 20 marzo, 24 ore prima del suicidio. Non passava giorno senza che la figlia inviasse un messaggio al padre per chiedere soldi. Dagli 899 euro per comprare un telefono cellulare ai 10 euro per l’estetista. L’ultima richiesta ammontava a 130 euro, poi l’uomo ha deciso di impiccarsi in casa.

Secondo la Procura dei minori di Palermo, l’uomo di 48 anni non ha retto alle pressioni che assieme alle minacce configurerebbero il reato di estorsione contestato alla figlia e al fidanzato.

“Ti farò morire”, “fai schifo”, “muori, “pezzo di m…”, “ti rinnego come padre”, “non ti darò pace”, “io pillole non ne prendo più ma ti giuro che se mi muore il bambino io quello che combino non lo so”: è solo un ridotto ma durissimo campionario delle frasi scritte dalla ragazzina di quindici anni a cui il giudice ha imposto il trasferimento in comunità. Il fidanzato, che di anni ne ha 18, è invece rinchiuso al carcere minorile.

C’è una vittima – l’uomo che si è tolto la vita – ma non è la sola. ‘Vittime’ sono anche i ragazzi. Non si tratta di alleviare il peso di una colpa che, qualora venisse provata, meriterebbe la punizione, ma di riflettere sugli elementi di cronaca. In ogni caso, già nei messaggi, a prescindere dalle valutazione del giudice, c’è una carica di violenza che lascia sgomenti.

Una famiglia dove il padre non lavora, colpita dal lutto per la morte della madre. La fuitina di due ragazzini e una quindicenne che diventa mamma. Il padre del fidanzato “assente forzato” perché responsabili di traffici di droga per conto della mafia. Un altro fratello che finisce nei guai per la stessa ragione. Il contesto in cui matura la vicenda ha un peso decisivo.

La lite per una parte di eredità, che vale cinquemila euro, ha scatenato una guerra che ha ragioni più profonde. È una storia di degrado, violenza e sopraffazione. Emerge con evidenza dal contenuto dei messaggi ricevuti dal padre, che in precedenza era stato picchiato. “Se non ti dà questi soldi ti giuro che quello che combino non hai idea”, scriveva il ragazzo alla fidanzatina.

Che in una occasione dà l’impressione di volersi fermare. Dice al padre del figlio che porta in grembo “che forse questo non è il momento, si è messo a piangere, sta male”. Le richieste di denaro, però, non si sono fermate e l’epilogo è stato tragico.

Ora c’è innanzitutto un giovane uomo morto suicida e ci sono dei figli rimasti orfani; due ragazzini indagati – lei è in comunità e lui in carcere – che sono anche genitori di un bambino affidato ad un tutore legale. Sono tante le vittime della tragica storia emersa dalle viscere di Palermo.


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