PALERMO – Il caso delle due parcelle da 5 milioni di euro è solo l’ultimo atto di una lunga storia. Anzi, di un’incompiuta. Quella dei termovalorizzatori che dovevano nascere in Sicilia. Dovevano appunto, perché tutto si è chiuso con un nulla di fatto. Restavano da pagare le parcelle milionarie agli avvocati Pier Carmelo Russo e Francesco Stallone.
La Regione, carte alla mano, non sembra avere altra scelta che mettere mano al portafogli (la liquidazione è già firmata), nonostante il neo presidente della Regione Renato Schifani abbia annunciato di volere approfondire il caso.
Una lunga stagione di giudizi
Sui termovalorizzatori si è giocata una lunga partita. Ricorsi, contro ricorsi, transazioni e inchieste della magistratura. Partendo da quest’ultima: nel 2016, dopo sei anni di indagini, si è giunti all’archiviazione nel merito per l’ipotesi di corruzione (insussistenza del fatto), mentre sulla possibile turbativa d’asta la prescrizione impediva l’esercizio dell’azione penale (secondo i pm, “era certamente configurabile”). C’era in ballo anche l’aggravante dell’articolo 7, quella prevista quando c’è di mezzo la mafia, che però non ha passato il vaglio del giudice che ha chiuso il caso.
Tutto inizia nel 2003 quando Totò Cuffaro, allora governatore e commissario per l’emergenza rifiuti sulla base di gare bandite l’anno prima, aggiudica a quattro società consortili la convenzione ventennale per il trattamento dei rifiuti. Un affare da un paio di miliardi di euro che prevede la costruzione di quattro termovalorizzatori a Palermo, Augusta, Casteltermini e Paternò.
I 4 termovalorizzatori mai realizzati
Si formano quattro Ati costituite da Elettroambiente, Enel produzione, Emit, Amia, Catanzaro Costruzioni; Falk, Actelios, Amia, Emit, Consorzio Asi Palermo, Aser, Gecopre e Safab; Dgi Daneco, Waste Italia, Siemens, Technip Italy, Db group, Altecoen; Elettroambiente, Enel produzione Altecoen tecnoservizi ambientali, Pannelli impianti ecologici.
Nel luglio 2007 la procedura viene annullata da una sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea. Il bando non è stato correttamente pubblicizzato, serviva cioè maggiore trasparenza. L’Agenzia Regionale Rifiuti e Acqua risolve i contratti. Gli originari affidatari – vale a dire le società consortili Sicilpower, Tifeo Ambiente, Palermo Energia Ambiente, Platani Energia Ambiente – non ci stanno e vanno alla guerra dei contenziosi.
Da Cuffaro a Lombardo
Nel 2009, quando Raffaele Lombardo subentra a Totò Cuffaro, si riparte prima con una gara e poi con una procedura negoziata. Entrambe si chiudono con un nulla di fatto. Nel 2010 arriva il decreto con cui il governo Lombardo annulla l’intera procedura, sollevando due questioni: l’illecito collegamento tra i raggruppamenti volto ad alterare la concorrenza e il rischio di infiltrazioni mafiose.
Nel 2013 il Tar, respingendo un ricorso contro l’annullamento del bando, parla di offerte preconfezionate “a tavolino” in accordo tra i diversi raggruppamenti. “Accordi illeciti”, scrivono i giudici parlando di “meccanismo anticoncorrenziale”: le proposte presentate dai vari raggruppamenti coprono, senza sovrapporsi e in maniera anomala, tutta l’Isola.
Richiesta di danni miliardari
Dopo l’annullamento il gruppo Falck chiede un risarcimento danni da 1,3 miliardi di euro. La Regione – nel frattempo il governatore diventa Rosario Crocetta e assessore all’energia l’ex pm Nicolò Marino (che nel 2013 rassegnerà i suoi dubbi ai pm) – si sente danneggiata per mezzo milione di euro.
Nel 2010 Pier Carmelo Russo, assessore all’Energia del governo Lombardo, presenta un dossier alla magistratura. Una quarantina di persone, fra politici, amministratori e imprenditori, finiscono nel registro degli indagati. La faccenda viene anche affrontata dalla commissione regionale antimafia. Niente prove sul patto corruttivo, però, e per la turbativa d’asta è ormai passato troppo tempo per portare eventualmente qualcuno a processo.
Le parcelle legali
Il capitolo parcelle affonda le radici nella scelta della giunta Lombardo di farsi assistere da Russo, (l’ex assessore nel dicembre 2009 era andato in pensione dalla Regione a soli 47 anni per assistere il padre malato e pochi giorni dopo fu nominato in giunta), e Stallone nel contenzioso che si è aperto con le imprese che battevano cassa stimando di avere subito un danno miliardario.
Lombardo decide di affidarsi ai due professionisti esterni e non all’Avvocatura dello Stato perché di mezzo c’è anche la Presidenza del consiglio dei ministri. I due legali si impegnano a non chiedere compenso in caso di sconfitta.
Nel 2015 il gruppo di imprese, capitana da Falck, che ha fatto causa alla Regione davanti al Tribunale di Milano, sede della società, decide di annullare le proprie pretese. Il contenzioso si chiude a zero.
La legge consente agli avvocati della Regione, assistiti da Francesco e Dario Greco, di rivalersi nei confronti di chi ha iniziato la causa e cioè le imprese (avversarie) che chiamano in garanzia la Regione stessa. E si arriva così ad un nuovo contenzioso davanti al Tribunale di Milano, chiuso con la conciliazione.
È stato chiesto un parere all’Avvocatura dello Stato che ha fatto i conti per le parcelle legali. Si tratta di 33 cause, ed è venuta fuori la cifra di 5 milioni di euro in virtù di uno sconto riconosciuto dai due professionisti.
Cosa dice l’Avvocatura
“Questa avvocatura ritiene che l’ipotesi transattiva meriti adesione da parte di codesta Regione, eliminando il rischio di svariati ulteriori contenziosi giudiziari – si legge nel parere – che avrebbero inevitabilmente esito sfavorevole e comporterebbero un ulteriore aggravio nel probabile caso di condanna alla rifusione delle spese di lite in favore delle parti attrici”.
“Va rimarcato che, oltre ad escludere come appena osservato il rischio degli ulteriori aggravi derivanti dall’eventuale soccombenza in giudizio – ha scritto ancora l’Avvocatura – la prospettata definizione transattiva consentirebbe di contenere l’onere complessivo a carico dell’amministrazione regionale in una somma sensibilmente minore di quella che deriverebbe dall’applicazione dei criteri fatti propri dalla predetta ordinanza o dalle conciliazioni giudiziali successivamente perfezionate tra le parti”.
Dunque, una cosa è certa: la Regione paga le parcelle con i decreti dell’Ufficio legislativo e legale della Presidenza, dei termovalorizzatori neppure l’ombra di un mattone.