Ma cosa sta succedendo a Palermo? Non saremo diventati una città da ‘arancia meccanica’, nel senso della violenza non controllata e incontrollabile. Tuttavia, non è possibile restare indifferenti rispetto all’abbondanza di cronaca nera. Dalle pistolettate, ai furti, alle risse, tutto concentrato in un tempo breve, sembra quasi che abbiano ucciso l’Uomo Ragno e che, ovunque, ci sia una cadenza più intensa del passato di storie di malavita e affini, in un territorio che appare abbandonato, preda del primo che passa.
Nelle ultime ore a Palermo
Basta sfogliare i dispacci degli ultimi giorni, limitandosi alle notizie freschissime. I colpi di pistola allo Zen. La rissa davanti alla discoteca. La denuncia del Far West tra via Roma e la stazione. La spaccata alla Rinascente. Gli scassinatori di piazza Bologni. I controlli ci sono, secondo la disponibilità delle forze in campo. Ma siamo difronte a un intrico inquietante che – dalla malamovida alla criminalità -, mettendo insieme cose che non sono collegate né paragonabili, offre l’immagine di una Palermo ‘a rischio‘.
Attenzione al ritorno del racket
“Questo è un momento di alta tensione, per chi ha un attività, per chi alza la sua saracinesca ogni mattina e ci mette tutto il suo coraggio”, commenta, sconsolato, Antonio Cottone, presidente della Fipe (la federazione dei pubblici esercizi) di Confcommercio Palermo. “Avvertiamo – dice Cottone – una insicurezza diffusa, sulla scorta dei fatti di questi giorni ed è normale, purtroppo, che sia così. Alcuni dei nostri associati hanno paura che possa tornare il racket del pizzo in grande stile, se il territorio sarà lasciato sempre più in balia di fenomeni criminali”.
Paura e movida
“Sulla movida voglio essere chiaro. – continua colui che rappresenta la voce di chi ha una attività -. Noi siamo, ovviamente, per la trasparenza, chi non rispetta le regole va sanzionato e i controlli sono necessari, perché chi fa le cose giuste non ha niente da temere. Ma vorremmo che ci fosse una vigilanza accurata pure la sera, di notte, per garantire le persone perbene che vogliono andare in centro o nei locali, senza timore di una rapina o di una aggressione. Altrimenti, nessuno si muoverà più da casa e per i locali arriveranno tempi ancora più duri. Quello che non accettiamo è la facile e sbagliatissima equazione che, talvolta, mette insieme la movida e la violenza. Non è certo colpa dei titolari dei pub se ci sono degli esagitati che decidono di venire alle mani. Ripeto: il momento è difficile e dobbiamo uscirne con la collaborazione di tutti”.
Com’è difficile stare in trincea…
“La zona si va spopolando, perché è in stato di abbandono da anni – ha detto Maria Teresa Macchiarella, titolare del ‘Gran Cafè Torino’, bersagliato dai ladri -. Molti amici che avevano un negozio sono andati via. Noi stiamo cercando di resistere e vorremmo restare qua, perché questo posto è il frutto del nostro lavoro. Ma il pensiero di trasferirsi altrove c’è venuto, perché la situazione è impossibile. Per ora riusciamo a reggere“. Una richiesta d’aiuto che arriva da via Roma e coinvolge una fetta ampia della città che si sente assediata. Questo sta succedendo a Palermo.