Palermo, tumore diagnosticato in ritardo: moglie e figli risarciti - Live Sicilia

Palermo, tumore diagnosticato in ritardo: moglie e figli risarciti

L'ospedale Civico di Palermo
Il decesso avvenne quatto anni dopo il primo ricovero

PALERMO – Otto mila euro alla moglie e quattromila ciascuno ai due figli. A tanto ammonta il risarcimento dei danni che l’ospedale Civico di Palermo dovrà pagare ai parenti di un paziente deceduto dopo una tardiva diagnosi.

Non c’è nesso di causalità con la morte, ma è stata riconosciuta “la compromissione (prima del decesso) della vita relazionale intrafamiliare e del legame e dell’unità familiare e per le sofferenze e privazioni patite nonché per l’accudimento continuativo per tutti gli anni di malattia”.

Nel 2008 il paziente, all’età di 37 anni e senza alcun allarme precedente, iniziò ad avere vertigini, nausea, vomito e persistente cefalea. Dopo tre settimane di ricovero l’uomo fu dimesso “con diagnosi di encefalopatia ipossica e il consiglio di eseguire una Pet cerebrale”. Anche da questo ulteriore esame non emerse la terribile patologia scoperta quattro anni dopo. Nel 2012 arrivò al pronto soccorso del Policlinico con una crisi epilettica. Aveva un tumore al cervello. L’intervento chirurgico servì a tenerlo in vita ancora per qualche mese.

Una consulenza tecnica ha stabilito che “nonostante la mancata tempestiva diagnosi di neoplasia, la durata della vita è risultata sovrapponibile (se non addirittura migliore), quanto meno da un punto
di vista statistico, a quella dei soggetti affetti dal medesimo tipo e grado di patologia”.

Discorso diverso deve, invece, per le sofferenze patite dai familiari. Il giudice Andrea Compagno ha addebitato all’ospedale una percentuale del danno pari al 18 per cento. La progressione della malattia, i pesanti trattamenti farmacologici, la radioterapia e la chemioterapia, la necessaria assistenza continua “hanno pregiudicato (in modo tanto intuibile quanto inevitabile) la normalità della vita familiare, di coppia e genitoriale (nella sfera sessuale, affettiva, emotiva, psicofisica), concorrendo in modo significativo a generare nei ricorrenti uno stato di sempre maggiore sofferenza e angoscia”. Da qui il risarcimento riconosciuto ai parenti della vittima, assistiti dall’avvocato Salvatore Taranto.


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