Palermo: le 'accuse' dei revisori | I conti in rosso, la politica in tilt - Live Sicilia

Palermo: le ‘accuse’ dei revisori | I conti in rosso, la politica in tilt

Il documento della bocciatura: settanta pagine di rilievi. E adesso il problema è anche politico

PALERMO – Quasi 70 pagine di grafici, numeri e tabelle che passano ai raggi X il 2017 del comune di Palermo, ne evidenziano limiti e problemi, fino ad arrivare a una “valutazione non positiva” che, in poche parole, equivale a una sonora mazzata. La relazione del Collegio dei revisori dei conti di Palazzo delle Aquile ha bocciato il rendiconto 2017, con la politica cittadina andata subito in fibrillazione tra chi chiede le dimissioni del sindaco Orlando e chi invece difende l’operato dell’amministrazione.

Ma al di là delle polemiche, per il Comune si tratta di una pessima notizia. Dopo i rilievi del ministero dell’Economia e della Corte dei Conti, adesso anche i revisori si mettono a bacchettare pesantemente la quinta città d’Italia: Marcello Barbaro, Sebastiano Orlando e Marco Mazzurco hanno firmato ieri una relazione piena zeppa di appunti, rilievi e criticità. Un elenco di “irregolarità non sanate” che fa impressione: irregolarità nella gestione della tesoreria da parte di Bnl, mancata corrispondenza tra cassa vincolata e pignoramenti, anomalie nelle anticipazioni di tesoreria, metodo semplificato del Fondo crediti di dubbia esigibilità, scarsa capacità di riscossione delle tasse e di recupero dell’evasione, troppi residui attivi, troppi debiti fuori bilancio, pagamenti in ritardo, quasi cinque parametri sforati sul deficit strutturali, partecipate, immobilizzazioni, verifica delle opere realizzate con mutui.

“Significative criticità”, dicono i revisori, specie per quanto riguarda il fondo crediti, i residui passivi e i disallineamenti con le aziende che, si legge nella relazione, possono essere “forieri di risvolti economici negativi tali da compromettere gli stessi equilibri dell’ente”. Non è un mistero che la direttiva “imperativa e vincolante” del sindaco alle aziende, Rap e Amat su tutte, non sia stata applicata, visto che nessuno ha stralciato i crediti milionari. Quello di Palermo è un Comune che incassa poco, paga in ritardo e non sfrutta adeguatamente il suo patrimonio.

Ma a non far dormire sonni tranquilli al Comune è anche lo stato della maggioranza di Sala delle Lapidi, che adesso dovrà discutere e votare in Aula il rendiconto con un parere negativo. Cosa non inedita, è bene precisarlo, ma a differenza del passato i revisori sono stati estratti a sorte e non eletti: il che significa che possono essere considerati al di sopra di ogni sospetto. Il punto è che la maggioranza in consiglio non gode di ottima salute e, col rimpasto di mezzo, il percorso rischia di rivelarsi assai difficoltoso. Ma ecco quali sono le principali criticità evidenziate dai revisori.

PARTECIPATE
E’ sicuramente il tasto più dolente per il Comune. Amat non ha ancora approvato il bilancio 2017, Rap deve ancora dare il via libera al 2016, ma la partita più delicata è quella dei disallineamenti: 30,6 milioni con Amat, otto con Rap e 3,8 con Amap. Il collegio già in occasione del consolidato aveva avvisato che, senza risolvere i disallineamenti, il consuntivo sarebbe andato incontro alla bocciatura e l’iter suggerito dall’unità di crisi (che prevedeva lo stralcio dai bilanci delle aziende) è stato quasi tutto disatteso, per non parlare del fatto che la direttiva è rimasta lettera morta. I revisori passano in rassegna i conti di Rap, evidenziando come l’applicazione della direttiva comporterebbe una perdita del capitale sociale di oltre un terzo, il che sarebbe tragico per l’azienda visto che non potrebbe operare. Ma l’attenzione è puntata anche su crediti troppo vecchi, sui servizi non espletati (con ripercussioni sugli amministratori e su chi doveva controllare), sulle possibile conseguenze nei confronti di banche e creditori, per non parlare del fatto che la Regione potrebbe chiedere ad Amat i soldi pagati in passato per servizi non effettuati.

PROBLEMI DI CASSA
Il Comune non ha liquidi. La Ragioneria generale, in due occasioni, ha messo nero su bianco una “perdurante carenza di liquidità” che non consente di assicurare pagamenti puntuali ai propri dipendenti, alle partecipate o ai privati, se non mediante anticipazioni di cassa che comportano spese aggiuntive. Il Comune paga in media dopo 98 giorni.

DEBITI FUORI BILANCIO
Il tema è ormai noto: al comune di Palermo ci sono troppe spese impreviste che, nei fatti, nel corso dell’anno spuntano senza avere una copertura. Un fenomeno in crescita, se si considera che nel 2016 i debiti erano pari a 33 milioni e invece nel 2017 schizzano a quasi 40, di cui 31,6 riconosciuti ma altri otto ancora da riconoscere (quasi tutto del Sociale). I revisori definiscono il fenomeno come ormai “patologico” e puntano il dito contro i mancati pagamenti per assistenza e ricovero di minori e anziani: “L’ente non provvede ad attivarsi in maniera adeguata per l’inserimento in bilancio delle somme necessarie e per i conseguente pagamento del servizio ricevuto”. In pratica il Comune paga solo dopo essere stato condannato, accollandosi quindi anche onorari, spese e interessi.

FONDO CREDITI DI DUBBIA ESIGIBILITÀ
Si tratta di un fondo di vitale importanza per il Comune, visto che consente di coprire somme che non è certo arrivino in cassa; “La correttezza della sua determinazioni – dicono i revisori – è presupposto e garanzia del mantenimento degli equilibri finanziari”. Nel 2015 e nel 2016 è stato adottato il metodo “semplificato”, previsto per legge e che in qualche modo aiuta i comuni ma che è concesso solo fino al 2018: con metodo semplificato il fondo è pari a 355 milioni di euro, ma se si fosse scelto il metodo ordinario la cifra sarebbe arrivata a 550 milioni, ben 195 milioni in più. Una scelta “imprudente”, secondo i revisori, visto che dal 2019 comunque bisognerà passare al metodo ordinario recuperando i soldi.

PERSONALE
Sforata la spesa per il personale a tempo determinato: il tetto era fissato a 11,7 milioni, mentre il Comune ne ha spesi quasi 17. In totale il Comune ha dedicato ai suoi dipendenti 238 milioni di euro, contro i 283 di qualche anno fa.

TASSE
Il Comune riscuote poco e male, sebbene nel 2018 abbia fatto notevoli passi in avanti. Basti pensare che sul fronte dell’evasione la percentuale di riscossione è ferma all’1,31%: su 92,4 milioni, sono arrivati solo 1,2 milioni e 91,2 sono andati ad alimentare i residui attivi, anche perché gli accertamenti sono stati notificati a fine anno. “L’ente – dicono i revisori – non è riuscito ad effettuare un’efficace politica per il recupero dell’evasione tributaria”. Ma anche sul fronte delle tasse pagate spontaneamente le cose non vanno per il verso giusto: diminuiscono Imu, Tari e Tasi, mancano due milioni dai permessi a costruire. Un circolo vizioso, visto che non incassare i tributi significa dover fare ricorso alle anticipazioni e aumentare il fondo crediti di dubbia esigibilità.

MULTE
Le somme incassate per le infrazioni al Codice della strada sono ridotte al lumicino: nel 2017 su 56 milioni di euro previsti ne sono arrivati appena 8,2, in pratica il 14,74%. Un trend peggiorato, visto che nel 2015 e nel 2016 si era arrivati quantomeno al 18,26%.

PATRIMONIO
Gli incassi dagli affitti sono diminuiti di 200 mila euro, arrivando a 6,1 milioni; il Comune incassa il 62% rispetto all’accertato e la riscossione degli anni precedenti è ferma al 17%. “L’ente non destina sufficiente attenzione alla gestione del proprio patrimonio” dice il collegio, secondo cui “nella gestione dei beni propri si dovrebbe applicare lo stesso impegno che si rileva nei confronti dei proprietari degli immobili assunti in locazione”, per i quali si sono spesi 8,9 milioni.

RESIDUI PASSIVI
Il Comune non sfora il parametro del deficit strutturale per appena lo 0,25%, fermandosi al 39,75: formalmente è tutto in regola, ma l’ente è in sofferenza. I residui passivi ammontano a 264,7 milioni su 666, ma se si calcolano anche quelli degli anni precedenti si arriva a 335 milioni. Un problema che nel 2017 si è presentato in modo consistente.

TESORERIA
La Bnl non vuole più il servizio, ma Palazzo delle Aquile non riesce a trovare un sostituito: nel frattempo, si va avanti di proroga in proroga. I revisori hanno riscontrato “irregolarità e omissioni nella gestione del servizio di cassa”, specie per la tardiva presentazione del conto di gestione e per la gestione dei fondi a destinazione vincolata, ma ci sono anche discrepanze tra il conto del tesoriere e quello dell’ente e non sono riportate le somme vincolate per esecuzione forzata (pari a 11,8 milioni). Ma il vero problema è l’importo della cassa vincolata: per il Comune è di 201 milioni, per il tesoriere di 96, il che significa che ci sono 105 milioni di differenza. Una situazione preoccupante per il revisori.

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