PALERMO – Nei bagni della Motorizzazione di Palermo si contavano i soldi. “Tangenti”, dicono gli investigatori che hanno depositato gli scatti che immortalano il passaggio di denaro.
“Ne ha portato soldi, allora? Li ha portati?”, chiedeva Luigi Costa ad una collega, funzionaria come lui. I soldi arrivavano nascosti dentro le carpette delle pratiche automobilistiche. I titolari delle agenzie pagavano per facilitare pratiche di immatricolazione di auto e camion provenienti dall’estero, di collaudo e di duplicazione delle carte di circolazione, cambi di destinazione d’uso.
Gli investigatori della Polstrada hanno piazzato le telecamere dentro gli uffici di via Fonderia Oretea e all’esterno. Cento, 200, 300 euro. Gli scatti sono agli atti dell’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Sergio Demontis e dai sostituti Giulia Beux e Vincenzo Amico.
La stagione Covid avrebbe finito per agevolare il sistema corruttivo. La circolare della direzione aveva stabilito che non ci dovessero essere contatti con il pubblico. La consegna dei documenti e il ritiro avveniva usando delle carpette consegnate al punto desk.
La scena si è ripetuta decine di volte. Il funzionario – sono otto quelli finiti la scorsa settimana ai domiciliari nel blitz della Polstrada – apriva la carpetta, prendeva la busta e la nascondeva nella tasca dei pantaloni o della giacca.
Uno degli uomini chiave dell’indagine coordinata dal procuratore aggiunto Sergio Demontis è Luigi Costa. Nella sua abitazione, durante una perquisizione, sono stati trovati 590 mila euro in contanti. Banconote da 50 e 100 euro messe dentro i sacchetti e nascoste dietro l’armadio o fra gli indumenti.
Sono il profitto del patto corruttivo? Costa, interrogato dal giudice per le indagini preliminari, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Gli inquirenti hanno allargato il raggio di azione delle indagini. I 590 mila euro potrebbero non avere a che fare con il lavoro alla Motorizzazione. Non si esclude che l’indagato possa avere conservato per conto di qualcuno il tesoretto.
“Vabbè ci sono telecamere dentro… microspie… audio video… già ci è bastato la prima volta… abbiamo già dato dobbiamo stare attenti noi altri nella macchina non parlare capito?”, diceva Costa un anno e mezzo fa. Non si sbagliava, le telecamere erano davvero state accese.