Per qualche tempo ho vissuto a Berlino durante la guerra fredda in una città divisa dal muro.
Di quel periodo coltivo tanti ricordi, tutti inondati dalla meravigliosa luce della giovinezza.
Anche quando la città poteva sembrare fredda, tetra ed inospitale in realtà era avvolta dal brillante sogno della speranza.
Non è casuale che questa speranza sia giunta – anni dopo – a suggellare il desiderio di libertà del suo popolo.
Un pensiero, tra tutti, era stato la bandiera del movimento dei berlinesi dell’Est.
Lo scrivevano su ogni faccia di quell’odiato ed alto muro poi demolito a colpi di piccone: “Potrò dormire solo quando sarò morto“.
In quella frase vi era il concentrato in purezza di ciò che un essere umano avverte allorché la sua libertà viene ingiustamente limitata.
Era un modo per dire che la riconquista della libertà è fatta di notti insonni e di giorni senza alcun riposo.
I berlinesi sono gente industriosa ed intelligente e capirono che solo riempendo la città di giovani ne avrebbero cambiato il futuro.
La Germania varò una legge che permetteva a coloro che si fossero trasferiti a Berlino di non fare il servizio militare.
Gli effetti di quella strategica decisione si vedono oggi, in una città forgiata dal dinamismo di quei giovani diventati adulti. Il contrario di ciò che avviene in Italia dove i giovani migliori emigrano per trovare un futuro, allorché qui dovrebbero averlo…
Perché vi racconto di Berlino e dei berlinesi?
Perché a chi – come me – chiedeva loro da cosa fossero nati il nazismo, la guerra e le follie di quel tempo rispondevano con laconica semplicità. Assumevano che l’uomo impazzisce in modo collettivo ma rinsavisce, gradualmente ed individualmente, a poco a poco…
Provo a trasporre questa idea a ciò sta accadendo in questi giorni sperando che il mio pensiero non venga travisato.
Dal febbraio 2020 una serie di misure – sempre più stringenti – hanno limitato le libertà costituzionali.
Per farvi capire il grado delle limitazioni basta qui di seguito fare l’elenco dei punti della Carta Fondamentale oggetto di pesante condizionamento:
1) articolo 13 sulla inviolabilità della libertà personale ;
2) articolo 16 sulla libertà di circolazione;
3) articolo 17 sulla libertà di riunione;
4) articolo 18 sulla libertà di associazione;
5) articoli 33 e 34 sulla libertà dell’arte e dell’insegnamento;
a questo si aggiunga la limitazione di autonomia delle regioni piegate alla volontà del governo (articolo 117) e la pesante incidenza sui diritti riconosciuti ai cittadini dalla Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione europea siglati all’articolo 8.
Il principio della certezza del Diritto messo a dura prova da un’incessante decretazione di emergenza, in una Costituzione repubblicana che non contempla un diritto speciale per lo stato di emergenza.
Ritorno all’idea berlinese e dico, allora, che è venuto il tempo di rinsavire e cercare una via collettiva che non faccia diniego delle necessarie libertà.
Un Popolo non può e non deve rinunciare a ciò che ha faticosamente conquistato solo per l’incapacità del suo governo e delle amministrazioni di adeguare misure sanitarie.
Se i pronto soccorso non sono in grado di curare i feriti degli incidenti stradali non per questo si chiudono le strade.
Spero che la metafora renderà chiaro il concetto…
Non è possibile pensare ad un diritto eccezionale, figuratevi un diritto eccezionale perpetuamente rinnovato.
Che il Parlamento rinsavisca e apra gli occhi: siano essi individuali o quelli dello sguardo collettivo.