PALERMO – Sotto sequestro finiscono un panificio alla Noce e due immobili allo Sperone. Il provvedimento della sezione Misure di prevenzione del Tribunale è stato proposto dalla Procura e dal questore di Palermo e colpisce Nicolò Pecoraro, 27 anni. Il valore complessivo dei beni è stimato in 300 mila euro.
I poliziotti dell’Ufficio misure di prevenzione patrimoniali della Divisione anticrimine della questura ritengono che Pecoraro sia un soggetto “socialmente pericoloso in quanto contiguo a Cosa Nostra. In particolare, alla famiglia mafiosa del rione Noce. Dal maggio del 2018 Pecoraro si trova in carcere per le accuse di estorsione aggravata dal metodo mafioso e fittizia intestazione di beni.
Pecoraro si sarebbe guadagnato sul campo il ruolo di “segretario particolare” del capofamiglia, Giovanni Musso, per conto del quale avrebbe aperto un panificio in fondo La Manna, intestandosene fittiziamente la titolarità. Si tratta di una succursale dell’attività di via Ruggerone da Palermo, ora sequestrata, che ha fatto da base operativa per il clan.
Il blitz dell’anno scorso piazzò Musso, 48 anni, al vertice. Ha aspettato che arrivasse il suo turno. Gli arresti gli hanno fatto scalare le posizione di potere. E così, dopo essere rimasto al fianco del vecchio reggente Giuseppe Castelluccio, sarebbe diventato il nuovo capomafia della Noce. Ed è alla Noce che Musso organizzò una festa rionale che divenne un suo momento celebrativo.
Fu l’ex parroco della chiesa del Sacro Cuore, Giuseppe Benvenuto, a firmare il documento con cui incaricava una ditta per installare le luminarie. Era necessario per ottenere il via libera dagli organismi di pubblica sicurezza. Con la chiesa per committente diventava tutto più facile. Il via libera arrivò, ma le strade si riempirono di poliziotti della squadra mobile che monitorarono la festa.