Frasi d'amore tra Palermo e Catania | Questo è il tempo di abbracciarsi - Live Sicilia

Frasi d’amore tra Palermo e Catania | Questo è il tempo di abbracciarsi

foto di Concetto Mannisi da facebook

Uno striscione che racconta una storia nuova in omaggio al dolore. Forse si può sperare.

Uno striscione non cancella il dolore. Nessuna parola, scritta, pronunciata o ammutolita, può farlo. Un altro è il miracolo delle parole: accompagnare l’indicibile, trasformandolo in detto, sorreggere con la promessa che, comunque vada, non sarai mai solo.

Le parole che la curva del Catania ha dedicato alle vittime del nubifragio nei dintorni di Palermo sono una testimonianza d’amore che strappa via decenni di odio spesso approdati alla cronaca nera. E se fosse un segnale per seppellire, finalmente, un rancore che non ha mai avuto ragione di esistere, ma solo il torto? E se fosse l’occasione per cominciare a volersi bene? Tra i rosanero e i rossazzurri, accanto alla normale rivalità calcistica, scorre una arcinota faida sotterranea, che ha coinvolto spesso i settori più estremi, provocando morti e feriti. Ma lo striscione comparso in curva nord ha il potere di spezzare le inesorabili catene di quella violenza. Se provi compassione per qualcuno, non è lui il ‘male’. Se esorti qualcuno con un ‘rialzati’, stai dando una carezza al tuo compagno di viaggio.

Palermo e Catania, infatti, sono compagne di viaggio in questo dramma siciliano contemporaneo di molti stenti e sparuti ottimismi. Due città, in modi differenti, flagellate dalla crisi. Gli avamposti di una terra sputacchiata, vilipesa, indicata sempre quale emblema di vizi, sprofondata in una spaventosa congiuntura economica. Se c’è qualcosa che manca e di cui ci sarebbe bisogno è proprio l’orgoglio di essere siciliani. Come latitano la forza per pretendere la dignità e l’appartenenza percepita alla stessa storia.

Allora, forse, quello striscione potrebbe dirci anche altro: che è finito il tempo dei ‘nemici’, quali che siano gli stupidi rancori, i campi da gioco, e che sta iniziando una inedita voglia di fraternità, al netto di predicazione irredentiste che compongono, sovente, l’elenco delle macchiette. Sarà davvero così? Le tragedie che ci colpiscono creeranno un legame di solidarietà più forte? Riusciremo a guardarci negli occhi sentendoci, un giorno, soltanto siciliani, artefici del nostro destino, responsabili delle nostre azioni, stretti intorno al nostro dolore con l’ossessione di trasformarlo in speranza? Perché, o sarà così, o non sarà.

Uno striscione, con le sue parole, non disperde le lacrime, le abbraccia, dice a coloro che piangono: non sarete mai soli. Da questo si può costruire qualcosa di più che non sia circoscritto alla sacrosanta condivisione di un terribile lutto.

Sarebbe bello se stasera, il ‘Barbera’ di Palermo-Pescara rispondesse all’abbraccio con un abbraccio. E sarebbe bello anche, in una domenica che forse verrà, andare allo stadio insieme, con una sciarpetta rosanero e una rossazzurra al collo, guardare insieme il derby, tifando come pazzi e poi, alla fine di tutti i sorrisi e di tutte la arrabbiature, insieme, scambiarsi il cuore, senza ferirlo mai più.

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