I boss trapanesi e i rapporti con i politici, l'ingegnere e il 'senatore'

I boss trapanesi e i rapporti con i politici, l’ingegnere e il ‘senatore’

"Pesante ingerenza nelle procedure pubbliche di gara"

PALERMO – Gli investigatori parlano di “pesante ingerenza” dei boss trapanesi in alcune “procedure pubbliche di gara” bandite dal Comune di Partanna. Così emergerebbe dall’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Palermo che ha portato all’arresto di tre persone.

I nuovi boss trapanesi

Tra queste c’è Nicola Pandolfo, già condannato per mafia all’inizio e alla fine degli anni Novanta. Successivamente erano pure emersi i suoi contatti epistolari con Matteo Messina Denaro. Scarcerato nel 2002, adesso viene raggiunto da una nuova ordinanza di custodia cautelare.

I carabinieri lo hanno pedinato e intercettato. Sono riusciti pure a piazzare una microspia nel forno della sua abitazione. Avrebbe assunto il ruolo di capo della famiglia mafiosa di Partanna. Di lui avevano parlato anche i collaboratori di giustizia Lorenzo Cimarosa, cugino di Messina Denaro, e Attilio Fogazza.

A partire dal 2020 si è scoperto che usava i locali del depuratore comunale di Partanna, dove lavora Filippo Pisciotta, per organizzare incontri riservati. Suo uomo uomo di fiducia sarebbe diventato l’imprenditore Santo La Rocca, uno dei tre arrestati assieme a Giovanni Luppino, l’autista di Messina Denaro.

“Condizionamento degli appalti”

Un capitolo dell’inchiesta riguarda il “condizionamento degli appalti”. La Rocca discuteva nel 2019 con Pisciotta, a cui è stato imposto l’obbligo di dimora e di presentazione alla polizia giudiziaria (stesso provvedimento per Tommaso Tumbarello), dei lavori di rifacimento della strada interpoderale San Martino.

La Rocca faceva riferimento a 50 mila euro da dare ad un ingegnere del Comune affinché l’appalto venisse assegnato ad un’impresa a lui collegata che aveva bisogno di risollevarsi economicamente. La Rocca protestava perché l’ingegnere faceva “il cretino” e perdeva tempo, tanto che pensava di andare in Comune per “sminchiarlo”.

Avrebbe pagato e preteso il rispetto degli accordi. I presunti appetiti illeciti dei boss trapanesi si sarebbero infine concentrati sui lavori di riqualificazione di piazza Umberto I assegnati con chiamata diretta all’impresa Edil Service di Santo La Rocca per un totale di 32 mila euro.

La campagna elettorale

Nelle indagini si parla anche dell’interessamento di La Rocca nella campagna elettorale di un candidato non eletto alle Regionali del 2022. “A me interessa che ci andiamo a fare un giro”, diceva a un amico. Lo stesso La Rocca riferiva la confidenza che avrebbe ricevuto dal politico. Quest’ultimo sarebbe stato in contatto con il “senatore”, “quello che gli hanno sequestrato tutte cose”.

Viene identificato dagli investigatori in Pino Giammarinaro, ex deputato della Democrazia cristiana e per decenni potente uomo della Sanità .“Quello che ha tutte le cliniche” aveva bisogno di un lavoro per la moglie. Pochi mesi, ma “messa in regola”. In cambio dell’assunzione in un frantoio avrebbe offerto sostegno elettorale.

Da noi contattato per conoscere la sua posizione il politico ha tagliato corto: “Sono in aeroporto non posso essere disturbato”.

La Procura di Palermo indaga sui favori chiesti “da altri rappresentanti del Comune di Partanna in cambio dell’affidamento di lavori pubblici”. Un assessore si sarebbe fatto inviare da La Rocca un escavatore per un intervento in un terreno di sua proprietà.

“Un mangiatario”, lo definiva La Rocca. “Un servizio di merda mi hanno dato e già mi ha chiamato, Santino mi serve l’escavatore”, aggiungeva. Alla fine avrebbe rinunciato alla commessa pubblica. Non la riteneva vantaggiosa e ci fu la revoca dell’affidamento.

Nel 2017 Rosario Scalia, cognato di La Rocca, aveva ottenuto la commessa per le tumulazioni e le estumulazioni al cimitero comunale. Solo che fu arrestato e l’assegnazione revocata in autotutela. Nel 2021 i due cognati sono stati intercettati mentre discutevano di lotti per costruire delle cappelle al camposanto.

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