Partecipate, polemica sulla trasparenza - Live Sicilia

Partecipate, polemica sulla trasparenza

Trasparenza? Sì, ma solo a metà. Alcune società partecipate del comune di Palermo tornano nell’occhio del ciclone e, questa volta, per la pubblicazione di tutti gli atti adottati dal consiglio di amministrazione e delle determinazioni presidenziali e dirigenziali. Pubblicazione sui siti internet delle aziende che, per inteso, avviene puntualmente viste le severe disposizioni di legge che la impongono per il principio della trasparenza: visto che le società ex municipalizzate sono partecipate, a volte totalmente, dagli enti locali e quindi finanziate con soldi pubblici, i cittadini devono avere la possibilità di controllare il loro operato, ovvero come e quanto spendono. Ma la norma regionale, la 22/2008, parla solo di “estratto” dei verbali. Il problema è cosa si debba intendere per estratto: un riassunto che comunque descriva, nel rispetto della privacy, la deliberazione oppure il semplice nome dell’atto?

Una vaghezza che ha comportato diverse interpretazioni e quindi diversi comportamenti da parte delle società partecipate. Amia, Sispi e Palermo Ambiente, per esempio, pubblicano integralmente i verbali, omettendo solo alcune parti per motivi di privacy; stessa cosa ha fatto la Gesip, fino alla messa in liquidazione; l’Amg, invece, fino all’approvazione da parte del Cda pubblica il semplice nome del verbale, mentre dopo l’approvazione il testo integrale. Peccato che detta approvazione non sia sempre immediata: l’ultimo verbale pubblicato per intero risale allo scorso 27 luglio. Delle ultime cinque sedute del consiglio di amministrazione, si conosce soltanto il nome delle delibere.

Ben diverso il caso di Amat e Amap. Le due società, infatti, si limitano a pubblicare solo i nomi delle deliberazioni, senza riportarne nemmeno un breve riassunto. “E dire che il Comune, lo scorso febbraio, ha chiesto la pubblicazione integrale dei verbali ma evidentemente senza sortire l’effetto sperato”, dice il consigliere del Pd Salvo Alotta (nella foto), componente della III commissione consiliare. “E’ vero che la legge parla solo di estratto, ma è anche vero che trattandosi di soldi pubblici sarebbe importante essere completamente trasparenti – continua Alotta – se le aziende non hanno nulla da nascondere, come sono sicuro che sia, perché non mettono on line le delibere per intero?”.

Una tesi a cui, spesso, viene fatta un’obiezione: la privacy. “Ma è sufficiente omettere i nomi – risponde il consigliere – e comunque delle due l’una: o sbaglia chi pubblica integralmente, oppure chi pubblica solo il nome della delibera. Non è possibile che ogni società faccia di testa sua. I cittadini hanno il diritto di sapere come vengono spesi i propri soldi, specie alla luce dei tanti scandali che negli anni hanno interessato il mondo delle società partecipate e hanno portato a galla, a volte, un modo non proprio trasparente e corretto di impiegare le risorse pubbliche”.


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