Zamparini stanco del calcio | A che serve il nuovo stadio? - Live Sicilia

Zamparini stanco del calcio | A che serve il nuovo stadio?

Zamparini ribadisce che la sua esperienza nel calcio è al termine. Allora perché parlare di nuovi impianti?

Calcio - serie a
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PALERMO – L’immagine che sembra partorita da una macchina del tempo non proprio perfetta è quella che ha visto ieri seduti come quasi tre lustri fa dietro alla stessa scrivania Maurizio Zamparini, Rino Foschi e Stefano Pedrelli. Il governo rosanero della prima era Zamparini è lo stesso che si è presentato ieri al preritiro austriaco del Palermo ma le ambizioni, l’effervescenza che si respirava nell’aria 14 anni fa e le prospettive e l’entusiasmo di allora sono tristemente un lontano ricordo.

Zamparini per mettere subito le cose in chiaro ha esordito davanti a microfoni e taccuini mettendo subito le cose in chiaro: “Non ci saranno colpi di mercato ma una campagna acquisti oculata nella quale arriveranno sei o sette giocatori” Poi i soliti, strampalati e super ottimistici pronostici sul rendimento degli ultimi sconosciuto atterrati in viale del Fante. “Ritengo l’organico del Palermo di primo livello”. E allora perché con questo organico di “primo livello” che oggi ha in meno tre giocatori del calibro di Sorrentino, Gilardino e Maresca, la salvezza sia arrivata all’ultima giornata di una stagione da dimenticare diventa un rebus a cui nessuno sa rispondere. Zamparini però non è contento così, e rincara la dose spingendosi oltre. “Il nuovo portiere Posavec ? Più forte di Sorrentino. Non rimpiango Maresca. E Nestorovski è più forte del Gilardino di oggi”.

Ce n’è abbastanza per capire che si va verso un’annata per stomaci forti. Pochi vorrebbero essere nei panni del ridivivo Rino Foschi chiamato a celebrare un matrimonio con i fichi secchi, a costruire una squadra degna del quartultimo posto in serie A per continuare a campicchiar un altro anno in attesa di una nuova nazionalità di un gruppo interessato a comprare il club di Zamparini. Sin qui le trattative, annunciate e mai concretizzate da Zamparini, sono provenute da tre continenti su cinque. Siamo fermi ai cinesi, con un piano B che prevede l’interesse di un italo-americano che Zamparini tiene in stand-by. Ma la sensazione è che anche queste evaporeranno da una settimana all’altra man mano ci si avvicinerà al fischio d’inizio di una stagione che somiglia a un grande punto interrogativo.

Le premesse non sono certo delle migliori, il presidente da anni non manca occasione pubblica o intervista per ricordare la sua volontà di vendere, la sua indisponibilità a proseguire il suo impegno nel mondo del calcio, salvo poi rimanere saldamente nel posto che ricopre (ormai controvoglia stando a quanto dichiarato negli ultimi anni) da quattordici anni. Anche al via del ritiro precampionato di Bad abbiamo assistito alla versione stanca di Zamparini che si è definito come presidente “al capolinea”. L’ennesima uscita di questo genere che fa a pugni con la rinnovata voglia di rilanciare il progetto della costruzione di un nuovo stadio e di un nuovo centro sportivo. Ma a che serve un nuovo stadio e un nuovo centro sportivo se a costruirlo è un club con un presidente che un giorno si e l’altro pure dice che se ne vuole andare? A che serve dotare di uno stadio nuovo di zecca una città e una piazza che non conosce i propri programmi calcistici a breve e a medio termine?


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