PALERMO – Lo scontro è totale. E presto si sposterà nel teatro più adatto: quello della direzione del Partito democratico. Tra il gruppo del Pd all’Ars, che rispecchia tutte le anime del partito, e il presidente Crocetta, adesso la frattura è davvero ampia. E certamente le parole pronunciate dal governatore a Gela, e prontamente rimbalzate dal web fin dentro le sale del Pd a Palazzo dei Normanni, non hanno stemperato gli animi. E’ guerra.
Il partito non fa un passo indietro. E insiste. Serve un’accelerazione all’attività del governo. Serve una maggiore presenza politica in giunta. Serve, insomma, una svolta. “Se il presidente invece di svoltare tirasse dritto? – commenta qualcuno dei deputati – a quel punto il partito prenderà le sue decisioni. E non è escluso che possa scegliere di valutare i provvedimenti uno per volta”. E durissime sono le parole del segretario Lupo: “Crocetta usa toni volgari, ci spieghi il perché di certe nomine a uomini del Megafono, se vuole la tessera del Pd, intanto, versi i soldi che deve al partito”.
Questo il testo del documento approvato oggi dal gruppo parlamentare: “Il gruppo parlamentare del PD, che si è riunito oggi a Palazzo dei Normanni, ritiene indispensabile una svolta nell’azione del governo per dare alla Giunta l’autorevolezza necessaria per affrontare i drammatici problemi che la Sicilia ha di fronte.
Riteniamo inaccettabile il tentativo del presidente Crocetta di dribblare il confronto sui temi seri posti dal PD sullo sviluppo della Sicilia, provando a spostare tutto sul terreno della polemica o addirittura strumentalizzando ogni questione parlando di ‘poltrone’ o di equilibri interni ai partiti.
Ci sono una serie di emergenze da affrontare, prima su tutte quella del ‘lavoro’, rispetto alle quali la sfida è sul merito: riforma delle Province; legge sull’acqua pubblica; proposte chiare su rifiuti e SSR il cui commissariamento è prossimo alla scadenza; una politica chiara e coerente in materia di energia; la soluzione della vicenda dei precari; un’attenzione puntuale ai problemi dei Comuni ed in particolare dei piccoli Comuni; la legge elettorale regionale; la necessità di avviare un reale confronto con tutte le categorie e forze sociali; la riforma del mercato del lavoro; un punto fermo e definitivo sulla Formazione professionale e sugli Sportelli multifunzionali, per voltare definitivamente pagina rispetto al sistema degli Enti e agli sprechi del passato, per collegare la Formazione al mondo produttivo, garantendo al tempo stesso tutti i lavoratori; politiche di sviluppo e Patto dei sindaci, ancora all’anno zero; Bilancio e Finanziaria da approvare entro l’anno.
Per affrontare questi temi occorre un’azione forte ed una visione condivisa fra governo e maggioranza sulle soluzioni da adottare: è illusorio pensare di cambiare la Sicilia creando un muro tra Governo e Parlamento – quasi si avesse paura del confronto – o addirittura immaginando di impedire eventuali presenze di deputati nella Giunta. A chi pensa di separare ancora di più il governo dal parlamento, l’azione di governo dai gruppi parlamentari, diciamo che bisogna andare nella direzione opposta”.
Al di là del “politichese” e dal tono comunque “istituzionale” del comunicato, il Pd si prepara, nella peggiore delle ipotesi, a togliere la maggioranza al governatore. A togliergli la terra sotto i piedi. Una decisione che potrebbe essere ratificata in occasione della direzione regionale prevista per lunedì.
“Spero che prima di allora – commenta però il segretario regionale del partito Giuseppe Lupo – il presidente Crocetta si decida ad incontrare il partito. Certo, se evitasse l’incontro, o se decidesse di confermare quanto detto fino a oggi, e valutato in maniera fortemente negativa dal partito, la direzione agirà di conseguenza”.
Ma il segretario ha rincarato la dose. E le sue parole segnano un solco difficile da colmare: “Il presidente – ha detto infatti Lupo – continua in modo strumentale ad alzare polveroni, usando toni volgari e intimidatori, per sfuggire al confronto sui temi posti dal Pd. Ricordo a Crocetta – ha aggiunto – che il congresso l’ho stravinto, ottenendo oltre diecimila voti in più del suo candidato. Si ricordi anche che sono stati molti i lavoratori della formazione professionale, che ora tende a criminalizzare, che hanno votato per lui. Non può pensare pertanto che i suoi voti profumino mentre quelli di altri puzzino, perché sono espressi dagli stessi elettori. Crocetta che accusa il Pd, sbagliando, di andare alla ricerca di poltrone -continua Lupo- dovrebbe piuttosto spiegare alla Sicilia perché assegna incarichi ben retribuiti soltanto ai suoi amici del Megafono. É ridicolo e paradossale inoltre che chieda spiegazioni al Pd sugli enti di formazione professionale quando dovrebbe essere proprio lui a controllare e vigilare sui fondi assegnati agli enti. Nessuno di noi – prosegue Lupo – cerca lo scontro personale ma siamo seriamente preoccupati perché il governo regionale non risponde ai problemi della Sicilia. É Crocetta che cerca la rissa per sfuggire al confronto chiesto dal Pd per una necessaria svolta di governo. Inoltre, il compagno Crocetta – ha concluso Lupo- se vuole la tessera del Pd aderisca al gruppo parlamentare del Pd all’Ars e sciolga i gruppi consiliari del Megafono nei consigli comunali”.
E’ un aut aut, insomma. Nè più nè meno. Crocetta metta mano alla giunta. O il Pd non potrà assicurare la maggioranza al governo. Clima incandescente, quindi, dentro la maggioranza. E di certo non hanno fatto bene altre vicende. Di cui si è discusso anche oggi.
Dalle “ben remunerate” nomine a personalità del Megafono cui ha accennato Lupo, alla vicenda dei contributi al partito. “Non mi risulta – afferma sempre Lupo – che Crocetta abbia versato quelle somme, come da lui annunciato. E ad oggi non risulta nemmeno il pagamento dell’assessore Scilabra. Lei ha detto che i suoi soldi andranno ai giovani democratici? Non funziona così. I soldi vanno al partito, che poi decide, sulla base dello Statuto e del regolamento, come distribuirli. Certamente, una quota andrebbe anche ai giovani. Ma se nessuno versa la sua quota, non ci saranno soldi nè per i giovani, nè per tutto il resto”.
E a proposito di soldi, ecco pronta una proposta che suonerà anche un po’ come una provocazione. Il Pd infatti ha pronto un disegno di legge che comporterà il taglio delle indennità degli assessori tecnici. A cui andrà solo l’indennità di funzione. Mentre il deputato presente in giunta guadagnerebbe sempre la stessa cifra, quella prevista per i parlamentari. Un ddl che in realtà andrebbe a ricalcare una norma prevista dal governo Letta, per l’abolizione delle cosiddette “doppie indennità”.
Insomma, il presidente Crocetta ha “unito” il Pd. Il gruppo parlamentare ha riscoperto, nel contesto della feroce polemica col governatore, una compattezza da tempo perduta. Tutte le anime del partito, presenti oggi all’Ars si sono trovate d’accordo su un punto: così non si può andare avanti. Il presidente Crocetta deve prendere in seria considerazione le richieste di rimpasto politico, o i rapporti col Pd potrebbero incrinarsi in maniera seria.
La lunga riunione di oggi (quasi cinque ore di confronto) è andata avanti su due binari. Da un lato, quello delle emergenze siciliane: dalla questione dei precari a quella della Formazione, passando per l’esigenza di venire a conoscenza prima possibile dei documenti finanziari. Dall’altro, ovviamente, c’è la questione dei rapporti all’interno della maggioranza. Ma le due cose vanno avanti insieme.
Secondo il Pd, infatti, questo governo non è in grado di reggere l’urto delle tante questioni che esploderanno in questo caldissimo autunno, fino agli ultimi giorni dell’anno. E il partito ha deciso di liberarsi degli abiti scomodi di chi raccoglie solo le scorie di questa esperienza di governo. Per intenderci, i deputati lamentano la difficoltà di spiegare all’elettorato alcune decisioni (e soprattutto alcune mancate decisioni del governo Crocetta). Al punto da vivere uno paradosso: subire le proteste dei siciliani, in quanto esponenti della maggioranza che sostiene il governo, pur non avendo (o avendo pochissima) voce in capitolo sulle scelte dell’esecutivo.
E dalla riunione giungono alcune dichiarazioni molto nette, come quella di Antonello Cracolici: “Continuiamo a pensare – ha detto – che non ci possa essere un solo uomo al comando. Alla Sicilia serve un governo autorevole e assessori in grado di comprendere a fondo i problemi. Non possiamo pensare si possa andare avanti così. Il Pd è ‘gabbato’ due volte: abbiamo vinto le elezioni, ma nonostante ciò non governiamo e siamo oggetto delle lamentele. Insomma, bisogna cambiare rotta. E su questo punto, il Pd non ha alcuna intenzione di tornare indietro”. Venti di guerra, insomma, soffiano dall’Ars. Nessuna tregua tra il Pd e il governatore.