Pd e M5S alla guerra delle feste |La Sicilia crocevia per Renzi - Live Sicilia

Pd e M5S alla guerra delle feste |La Sicilia crocevia per Renzi

Democratici e grillini hanno scelto l'Isola per la loro festa nazionale. Il voto delle Regionali sarà un preludio cruciale per le Politiche.

PALERMO – Quando il gioco si fa duro ci si combatte anche a colpi di feste. E così non a caso quest’estate il Partito democratico e il Movimento 5 Stelle celebreranno la loro festa nazionale entrambi in Sicilia. A Catania il Pd, dal 28 agosto all’11 settembre, a Palermo i grillini, il 24 e 25 settembre. Una scelta tutt’altro che casuale quella dei due primi partiti italiani accreditati dai sondaggi, i contendenti annunciati della disfida per Palazzo Chigi alle prossime Politiche. Che in calendario, se non ci saranno elezioni anticipate, sono in programma nei primi mesi del 2018. E quindi seguiranno a stretto giro di posta alle regionali siciliane, anche qui se non ci saranno ormai improbabili elezioni anticipate. Il voto per decidere il dopo Crocetta è in scaletta a ottobre del 2017, fra poco più d’un anno. E costituirà un sapido antipasto per le Politiche, vista la vicinanza tra i due appuntamenti. I grillini, dopo il colpaccio di Roma e Torino, vogliono utilizzare l’Isola, da sempre un loro zoccolo duro, come trampolino verso la Presidenza del Consiglio. E la scelta di Palermo come capitale pentastellata per la festa nazionale estiva si inquadra in questa road map.

Il vento a 5 Stelle ha soffiato forte in Sicilia alle ultime amministrative. I grillini hanno conquistato quattro comuni e hanno dato l’ennesima prova di imbattibilità ai ballottaggi. A breve si deciderà con primarie il candidato sindaco di Palermo (anche se una parte del movimento palermitano avrebbe preferito una “discussione”). La corsa di Giancarlo Cancelleri verso Palazzo d’Orleans è già partita da un pezzo. Ma gli avversari non si rassegnano a considerare la partita chiusa. Il centrodestra, ad esempio, spera che la frammentazione possa offrirgli una chance e ringalluzzito da una curiosa renaissance cuffariana cerca di attrezzarsi per dire la sua, con un ottimismo la cui fondatezza è tutta da dimostrare. E poi c’è il Pd. A cui toccherà la proibitiva impresa di far dimenticare agli elettori i disastri dei governi guidati da Rosario Crocetta.

Solo in tempi recentissimi il Pd romano ha dato qualche segnale di ricordarsi dell’esistenza della Sicilia, dopo aver lasciato a lungo al suo destino il litigioso e ingovernabile partito siciliano. Matteo Renzi sa bene che è al Sud che il suo partito soffre di più. Già alle trionfali ultime Europee il Pd renziano sotto Roma aveva fatto segnare percentuali molto più basse rispetto al Centro Nord. E se il premier sopravvivrà alla trappola del referendum di quest’autunno, per sperare di vincere ancora dovrà rafforzarsi nel Mezzogiorno. Ed evitare una figuraccia in Sicilia, che diventa crocevia cruciale per il presidente del Consiglio.

Fin qui la difficile strategia del colonnello renziano Davide Faraone, per cui si sta al governo (e al sottogoverno) in forze ma si critica Crocetta come se si stesse all’opposizione, è sembrata poco convincente. Per riconquistare un feeling coi siciliani serve forse Renzi in persona. E un investimento in termini politici sulla Sicilia. La due settimane di Catania rappresentano una buona occasione per avviare questo percorso. Poi però bisognerà affrontare il tema della coalizione, con le ben note spinte verso destra in Ncd, e del candidato, per il quale si è ancora in alto mare. La difficile rincorsa alla lepre grillina partirà da una festa.

 


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