Pd, Orlando e rischio umiliazione |Tutto fermo in attesa di Roma - Live Sicilia

Pd, Orlando e rischio umiliazione |Tutto fermo in attesa di Roma

Stallo su Palermo, aspettando la direzione nazionale del 13. Miceli: “Non ho sentito veti”.

PALERMO – Una decisione definitiva non è alle porte. L’impressione diffusa in casa Pd è che sul caso Palermo si continuerà a temporeggiare. Aspettando Roma. L’attesa per l’evolversi della situazione politica nazionale, con lo spettro di elezioni politiche anticipate a giugno potrebbe continuare a tenere sospeso il partito nella non facile trattativa con Leoluca Orlando. Che fin qui ha impostato il confronto dando l’impressione di impartire ai democratici siciliani dopo tanti screzi una sonora lezione, ai limiti dell’umiliazione.

Sabato si riunirà ancora una volta la direzione provinciale del Pd. Ma non ci sarà il vicesegretario Lorenzo Guerini come era ventilato. E non arriverà una parola definitiva sul caso Orlando. Perché ormai tutta l’attesa in casa Pd è rivolta alla direzione nazionale del 13 febbraio. Dalla quale potrebbe partire il conto alla rovescia per le elezioni anticipate il prossimo 11 giugno. Uno scenario che ovviamente avrebbe ripercussioni anche sulla partita palermitana.

Le condizioni di Orlando

Fin qui il sindaco ha schivato il confronto con il Pd palermitano, con cui è stato in rotta di collisione in questi anni, e ha parlato solo col partito nazionale. Avviando un confronto che guarda anche alle prossime regionali. Sono trapelati un paio di paletti che sarebbero stati posti dagli orlandiani. Uno riguarda il veto sui simboli di partito. L’altro il niet alla presenza nella coalizione di Ncd (alleato del Pd a Roma e all’Ars) e di suoi esponenti riconducibili a big come Francesco Cascio e Simona Vicari. Due grossi rospi da ingoiare per i dem, che darebbero l’impressione di una vera e propria Canossa di umiliata penitenza.

D’altro canto, nelle dichiarazioni ufficiali, Orlando non ha posto né la prima né la seconda condizione. Lo fa notare lo stesso segretario del Pd Carmelo Miceli: “Orlando è un politico che sa parlare chiaro. Se avesse voluto dire quelle cose in modo inequivocabile lo avrebbe fatto. E al di là delle ricostruzioni non ho letto nelle parole dette da Orlando veti chiari e inequivocabili su simboli e nomi”. Per Miceli l’obiettivo di costruire “un fronte largo di centrosinistra” rimane. Ma occorre anche, dice il segretario, “difendere e tutelare una coalizione, fatta di persone che hanno una loro storia e dignità e trovare con loro soluzioni”.

Gli umori nel partito

Insomma, la strada è in salita ma l’accordo è ancora possibile. Se ci saranno elezioni politiche anticipate i democratici sono convinti che sarà lo stesso Orlando a gradire il simbolo del Pd sulla scheda, che potrebbe fargli da traino ed essere decisivo per raggiungere la vittoria al primo turno. Lo stesso Davide Faraone pochi giorni fa in una trasmissione televisiva sottolineava come la questione del simbolo sia connessa all’eventualità di elezioni anticipate. Senza le contestuali politiche, in una corsa caratterizzata da una marea di liste civiche con una grande dispersione del voto, forse per il Pd, ragionava il sottosegretario, potrebbe avere anche senso rinunciare al simbolo di partito.

Ma il passare del tempo, fa notare qualcuno nel partito – rigorosamente a taccuini chiusi – rafforza sempre più Orlando. E lascia spazi a chi dentro il Pd non ha mai apprezzato troppo l’idea di un’alleanza con il Professore. Anche in questo contesto si inquadrerebbero le voci provenienti dalle parti del Megafono su possibili candidature alternative come quelle di Antonio Candela o Valeria Grasso. Tutti, più o meno concordano: al momento il coltello dalla parte del manico l’ha il sindaco. Che si può permettere il lusso di lasciare trapelare la notizia di voler deciderei buoni e i cattivi in casa d’altri, imponendo al Pd un imbarazzante “tu sì, tu no” agli alleati. “Tenete in considerazione i nostri rapporti nazionali”, avrebbe detto ai siciliani Guerini dopo l’ultimo incontro romano col sindaco. Come a dire: rompere con Angelino Alfano per Leoluca Orlando al momento non sarebbe un grande affare.

E così il tempo passa. E non si esclude che alla fine il Pd possa correre con un suo candidato last minute. Esattamente come accade, quasi specularmente, dalle parti del centrodestra. Dove l’idea di un patto con Fabrizio Ferrandelli appare sempre più in salita. E prende corpo l’epilogo con un candidato di coalizione, magari Gaetano Armao. Giovedì Gianfranco Miccichè ne parlerà con Silvio Berlusconi. Ma anche da quelle parti sbaglierebbe chi si aspettasse una parola definitiva sula vicenda. Prima c’è da capire cosa accade a Roma.


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