Pd Sicilia, i contrari a Barbagallo cercano un nuovo nome

Pd, la corsa contro il tempo del fronte anti Barbagallo: ora si cerca un piano B

Dopo la rinuncia di Cracolici, si lavora ad un nuovo nome
IL CONGRESSO DEM
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PALERMO – Trovare un nome che possa raccogliere il testimone da Antonello Cracolici e fare da portabandiera di quella parte di partito contraria alla riconferma di Anthony Barbagallo alla segreteria regionale del Pd. L’imperativo è categorico per lo schieramento variegato che si contrappone al segretario uscente, al momento rimasto l’unico in corsa per la scrivania di via Bentivegna.

Il piano B del fronte anti-Barbagallo

Il tempo, però, gioca contro coloro i quali avevano confidato nella candidatura di Cracolici e che dovranno trovare un altro nome entro venerdì mattina. Poche ore, quindi, per mettere in piedi un piano B che scongiuri un congresso con un candidato unico. Diverse fonti assicurano che un nome si troverà e che “non ci sarà alcun congresso unitario”, ma la casella è ancora vuota.

L’ipotesi Fabio Venezia

C’è l’ipotesi del deputato ennese Fabio Venezia, simbolo della ribellione a Barbagallo nell’infuocata assemblea per il regolamento andata in scena a gennaio. Venezia è stato a lungo tra i possibili alfieri dello schieramento formato dall’area Bonaccini ma che conta anche altre correnti come gli orfiniani, che oggi riuniscono il proprio coordinamento regionale per contribuire alla scelta. L’ex sindaco di Troina, però, non sembra intenzionato ad intraprendere la battaglia congressuale in prima persona. La riflessione è comunque in corso e anche oggi ci saranno diversi incontri che potrebbero cambiare lo stato delle cose.

Anche Venezia, come tanti altri, aveva guardato con favore all’iniziativa di Cracolici. Il presidente dell’Antimafia regionale, però, ha dovuto prendere atto che la mossa fatta a metà aprile, con un messaggio inviato a Elly Schlein per presentare la propria disponibilità a correre per la segreteria, non ha avuto l’effetto sperato di far traballare la candidatura di Barbagallo.

Antonello Cracolici
Antonello Cracolici

Il piano di Cracolici

Il piano del sei volte deputato all’Ars era chiaro da tempo: la propria nomination come grimaldello per convincere il Nazareno a non appoggiare il segretario uscente, trovando poi un terzo nome che mettesse tutti d’accordo. “Ma sono passati 22 giorni e ho avvertito imbarazzanti silenzi e un certo disinteresse da parte della segreteria nazionale”, ha ammesso Cracolici nel corso della conferenza stampa nella quale ha annunciato il ritiro del proprio nome spiazzando tutti.

A Roma il Pd nazionale tira dritto

Un segnale, in realtà, è arrivato proprio nelle ore antecedenti alla conferenza stampa di Cracolici, ma di segno opposto a quello sperato dal presidente dell’Antimafia regionale: la firma del coordinatore dell’area Schlein in Sicilia, Sergio Lima, tra i sostenitori della candidatura di Barbagallo. La cosa non è mai stata in dubbio ma davanti alla bollinatura ufficiale, Cracolici ha dovuto prendere atto che nessun margine di trattativa è stato concesso da Roma.

Il ruolo di Franceschini

Nelle parole del deputato regionale Dem in conferenza stampa diverse critiche all’attuale gestione del partito (“rischia di chiudere come accade alle piccole filiali”) ma anche la convinzione che i destini dei Dem siciliani siano stati ‘sacrificati’ sull’altare della “pace da mantenere a Roma”. Frasi esplicite indirizzate al presunto ruolo di Dario Franceschini, punto di riferimento di Barbagallo nella Capitale. Secondo questa visione, l’ex ministro della Cultura avrebbe imposto ai Dem la ricandidatura del segretario uscente.

Il nodo candidature

Cracolici sfiora anche il tema delle candidature alle prossime elezioni politiche, una delle battaglie interne più feroci vissute dal Pd. Il messaggio ha come destinatari i vertici regionali e nazionali: “Nessuno pensi di utilizzare la Sicilia come seggio da prendere e buttare”.

Liste elettorali, una nuova stagione?

La ferita Annamaria Furlan, senatrice ligure eletta con il Pd in Sicilia e transitata tra i renziani, brucia ancora: “Con lei e con la candidatura di Caterina Chinnici (poi passata a Forza Italia, ndr) abbiamo pagato dei prezzi alti in termini di consensi”. Spazio quindi alla scelta delle liste “con procedure democratiche” che chiamino in causa gli elettori. In altre parole: via il boccino delle candidature alle Politiche dalle mani del prossimo segretario regionale.

Pd, Mari Albanese in campo a Palermo

Il quadro delle sfide per i congressi provinciali, intanto, si arricchisce di un nuovo elemento: la candidatura di Mari Albanese per la guida del Pd palermitano: “Mi candido per dare un contributo e una visione nuova al Pd di Palermo, per costruire insieme un partito comunità che sia capace di dare risposte ai territori”, le parole della diretta interessata, espressione dell’area Schlein.


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