Pensionati, sbagliati i calcoli | “Così il sistema è a rischio” - Live Sicilia

Pensionati, sbagliati i calcoli | “Così il sistema è a rischio”

La Corte dei conti: “I dati della Regione non corrispondono ai nostri”. E la differenza “costa” centinaia di milioni.

PALERMO – “Un errore che potrebbe incidere sulla tenuta del sistema”. Secondo la Corte dei conti, il governo Crocetta ha sbagliato il conteggio dei pensionati della Regione. Di quelli già fuori dal mondo del lavoro, e di quelli che in pensione andranno nei prossimi anni. “I dati sono disallineati”, scrivono i magistrati contabili nella relazione con la quale hanno analizzato il Documento di economia e finanza regionale, rispetto a quelli che gli stessi giudici hanno ricavato dal Fondo pensioni e sui quali hanno fondato l’ultimo giudizio di parifica.

Nel Defr regionale, scrivono i giudici della Corte dei conti “si riporta il numero delle pensioni, erogate (dal 2013 al 2015) e prevedibili (dal 2016 al 2020). I dati del periodo 2013 – 2015 dovrebbero essere reali; il numero dei pensionati coincide però solo per il 2013 (15.871), mentre per il 2014 e per il 2015 risulta disallineato: nel Defr – entrano nel dettaglio i giudici – i pensionati risulterebbero pari ad 11.956 per il 2014 (a 15.714, se si tiene conto anche delle pensioni di reversibilità) e a 12.190 per il 2015 (a 16.168, sempre sommandovi le pensioni di reversibilità), mentre nella nota del Fondo Pensioni Sicilia del 26 maggio 2016, risultano pari a 15.654 per il 2014 (solo per il “contratto 1”, oltre a 419 del “contratto 2”), a 15.585 per il 2015 (oltre ad 8 ex EAS ed a 473 del “contratto 2”). Sembra, pertanto, che i dati (reali) di partenza, sui quali sono state poi basate le proiezioni future, – conclude la Corte dei conti – non siano corretti”.

Contraddizioni che, ovviamente, si traducono in euro. “I costi, per il 2014 ed il 2015, – si legge infatti nella relazione – non dovrebbero essere presunti, trattandosi di somme già erogate. In ogni caso, l’ammontare dei trattamenti pensionistici, desumibile sia dalla suddetta nota del Fondo che dai rendiconti per gli anni 2014 e 2015, non è pari (ovviamente in migliaia di euro) a 459.498 ed a 458.545, ma rispettivamente a 582.700 ed a 577.700”. Insomma, le pensioni degli ex regionali, rispetto ai dati forniti nel Defr, sarebbero costate 130 milioni in più nel 2014 e 120 milioni in più nel 2015. E i dati sarebbero sbagliati anche in riferimento ai “nuovi” pensionati di quegli anni.

Ma secondo la Corte dei conti, il governo non avrebbe solo sbagliato “a contare”, ma anche e prevedere il numero dei pensionati siciliani per il periodo 2016-2020. Lo schema adottato dall’esecutivo nel Def, infatti, non convince i magistrati contabili che suggeriscono invece l’utilizzo di un sistema maggiormente attendibile già da anni e ideato proprio dal Fondo pensioni. E le differenze tra i due calcoli sono nettissime.

Lo studio suggerito dalla Corte, infatti presenta queste previsioni: 17.214 pensionati per il 2016, 17.470 per il 2017, 17.824 per il 2018 , 18.294 per il 2019 , 18.916 per il 2020. Nel Def regionale, invece, i pensionati sono previsti come pari a 12.743 per il 2016, a 12.912 per il 2017, a 13.063 per il 2018, a 13.305 per il 2019, a 13.551 per il 2020. Una differenza di circa quattromila persone l’anno. Dove sono finiti, quei pensionati?

I dati erano stati descritti anche martedì scorso durante un’audizione in Commissione bilancio all’Ars, e in quella sede il governo regionale, rappresentato dall’assessore all’Economia Alessandro Baccei e dai dirigenti generali Giovanni Bologna e Salvatore Sammartano, non ha chiarito i dubbi sollevati dalla Corte dei conti.

“Abbiamo chiesto al dirigente generale del dipartimento finanze Giovanni Bologna – ha detto il presidente della Commissione bilancio all’Ars, Vincenzo Vinciullo – di approfondire la questione. I numeri in possesso dei magistrati contabili e quelli presentati dal governo sono notevolmente diversi. Abbiamo fissato già per martedì prossimo – conclude Vinciullo – un incontro per capire cosa è successo”.

Di sicuro c’è che le differenze nel calcolo sono enormi. Scostamenti che si traducono in evidenti (e preoccupanti) differenze nella previsione dei costi. Costi che per il 2016 sono stati stimati dal governo in 474 milioni, mentre per la Corte ammonterebbero a 616 milioni. Una differenza di 140 milioni che si ripeterebbe costantemente per i cinque anni successivi. Un errore di valutazione che, si legge nella relazione, “ inciderebbe, inevitabilmente, sulla tenuta del sistema”. Un sistema dal quale, stando al documento della Regione, “scompaiono” circa quattromila pensionati ogni anno.


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