Pensione revocata alla Giaccone | Deve rientrare al lavoro - Live Sicilia

Pensione revocata alla Giaccone | Deve rientrare al lavoro

Una sentenza stabilisce che la figlia del medico del Policlinico assassinato dalla mafia deve rientrare in servizio a Villa Sofia.

PALERMO – “Mi creda, a questo punto credo proprio che ce l’abbiano con me. Non vedo altra spiegazione plausibile”. La voce di Milly Giaccone, al telefono, tradisce una grande amarezza. Ha appena saputo che una sentenza dispone il suo rientro forzato al lavoro. La figlia del professore Paolo Giaccone, ucciso dalla mafia, è dirigente medico all’ospedale Villa Sofia di Palermo. La direzione tre anni fa l’aveva posta in pensione anticipata sulla base della legge per i familiari delle vittime del terrorismo. L’Inpdap, però, si era opposta alla decisione. E ora una sentenza d’appello della Corte dei Conti annulla il riconoscimento della pensione. La mafia è una cosa e il terrorismo un’altra. Dunque, niente, benefici per la Giaccone che si sfoga: “Non sono stata io a chiedere di andare in pensione. La proposta è partita da Villa Sofia. Questo tira e molla è snervante”.

Sul suo profilo Facebook, le considerazioni della donna sono ancora più nette e ripercorrono le tappe della vicenda: “Tre anni fa – si legge – mi avevano messo in pensione privilegiata, poi due mesi dopo me l’hanno tolta e mi hanno tagliato pensione e stipendio per tre mesi. I miei figli ed io contavamo gli spiccioli per arrivare a fine mese. Sono poi stata riassunta ma con un mobbing spaventoso, messa a contatto col pubblico a compilare cartelle cliniche, ma almeno entrava lo stipendio”. Il racconto prosegue con una pagina drammatica della vita della Giaccone: “Poi si è ammalata Giorgina, avrei voluto portarla fuori per le cure ma non avevo disponibilità economica… A gennaio, quando la piccola è morta, sono tornata in pensione perché avevo vinto la causa . E invece oggi la notizia: hanno annullato la sentenza e mi rimandano al lavoro. Qua si gioca sulla mia pelle e soprattutto sulla serenità di mio figlio che ha tutto il diritto di elaborare il suo lutto senza dovere vivere accanto a me anche queste grandi ingiustizie”.

Sulla vicenda interviene il presidente della commissione antimafia europea Sonia Alfano che chiede un intervento al presidente della Regione Crocetta a tutela della figlia del medico del Policlinico che nel 1982 pagò con la vita il suo rifiuto di falsificare una perizia medica per favorire un boss.

 

 

 


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