Gabriele, perché fa più male quando muore un bambino

Perché fa più male quando muore un bambino

La tragedia di Gabriele Conigliaro. Una comunità in lutto. Quello che resta.

Perché fa più male quando muore un bambino. Non una domanda, una affermazione. Anche chi racconta, ai margini del dolore, se la pone. E stiamo raccontando un tempo di lutti, con la morte di tante persone. Però fa più male quando muore un bambino. E raccontiamo la tragedia di Gabriele Conigliaro, bambino amatissimo e dolcissimo, spirato su un campo di calcetto nell’ora che avrebbe dovuto essere della gioia.

Perché fa più male quando muore un bambino, quando siamo addolorati comunque per tutti quelli che muoiono, quando sappiamo che chiudere gli occhi è una separazione che ovunque provoca la catastrofe. Perché, quel tempo, se abbiamo avuto la fortuna di viverlo nella sua pienezza e di superarlo, lo consideriamo estraneo alle lacrime. Il tempo dei giochi, della felicità, intoccato dalla sofferenza che porta un po’ con sé l’ombra della morte. E quando piombano, nel suo cuore, le lacrime, noi ci sentiamo traditi.

Perciò, raccontiamo di Gabriele e della sua vita spezzata, con tanto affetto per i suoi familiari, sapendo che ogni vicinanza umana sarà impotente e lenire la bruciatura, ma ricordando che potranno sempre contare sull’amore di tutti, per quello che sono e per quello che erano prima del giorno che ha sconvolto ogni cosa.

L’abbiamo raccontata, questa storia, con un macigno in più nel cuore, se è vero che lo schermo di un pc appartiene alla vita, per quanto sembri distante. Abbiamo raccolto il grido di Daniele, fratello di Gabriele. Abbiamo raccontato i funerali, con un paese che si è stretto intorno a una famiglia sventurata. E, dopo tante parole, ci accodiamo in silenzio nel corteo del cordoglio per un’anima bambina.

A quell’anima bambina, a Gabriele a chi lo amerà per sempre, offriamo il debole conforto di altre parole, di una poesia di Edgar Lee Masters che narra proprio della morte di un bambino. E quel bambino, poco prima di andarsene, parla con suo padre e gli dice: “Dal sollievo di quell’ora mi venne felicità infinita. Tu fosti saggio a far scolpire per me: strappato al male a venire”.


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