Perdichizzi: "Investire su web | e green economy" - Live Sicilia

Perdichizzi: “Investire su web | e green economy”

In uno scenario di crisi economica e livelli di disoccupazione giovanile alle stelle il Presidente dei Giovani Industriali di Catania crede nella possibilità di fare impresa in Sicilia. No alla fuga dal territorio, ma per avere successo serve preparazione.

Giovani imprenditori di Confindustria
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CATANIA – Il presidente dei giovani industriali etnei Antonio Perdichizzi,  34 anni, esplora le difficoltà e le opportunità di fare impresa nel territorio provinciale e regionale. Imprenditore di prima generazione, Perdichizzi è amministratore e responsabile marketing di due startup,  la “Tree” nel settore delle risorse umane e “l’Agenzia per il Green” nell’ambito della Green economy. Nel 2008 si iscrive al gruppo Giovani imprenditori di Confindustria Catania, dove da dicembre ricopre il ruolo di presidente provinciale.

 

Presidente Perdichizzi, noi oggi a Catania viviamo una realtà di stallo. Come pensa sia possibile creare opportunità e farle circolare?

“La cosa migliore da fare è guardare al futuro, lavorando con l’obiettivo di rendere questa città più favorevole alla creazione di nuove imprese, anche se questo può apparire strano in un momento in cui l’economia arretra e la disoccupazione è molto alta. Noi crediamo che i giovani con la loro passione, le loro competenze e la voglia di fare possiamo essere la chiave per permettere a questa città di venire fuori dal periodo negativo in cui vive. Riteniamo che un ecosistema per la creazione d’impresa possa essere la risposta e vogliamo farlo con azioni concrete. Prova ne sono le iniziative che abbiamo portato avanti in questi mesi, come l’istituzione dello sportello d’impresa e la sottoscrizione di protocolli d’intesa con quei soggetti che possono aiutare a fare impresa”.

Giovani + territorio = impresa, questa la sua formula matematica. Ci sono già dei primi risultati positivi?

“Questa formula ci ha guidato in questi tre anni. I risultati ci sono e sono quelli dei giovani che vengono al nostro sportello e ci chiedono informazioni, orientamento e consigli. I progetti più validi li supportiamo affinché possano essere appetibili anche per un possibile investimento. E’ successo, ad esempio, in due casi e, soprattutto, in uno. I fratelli Fazio sono stati i primi ragazzi che hanno ottenuto un finanziamento di 400,00 mila euro per la loro start up. Questo risultato, estremamente positivo, deve servire da esempio per tutti i giovani che vogliono fare impresa.”

Quali sono le difficoltà maggiori che i giovani imprenditori incontrano oggi, laddove si affaccino a questa realtà, ed in che modo può intervenire Confindustria?

“Ci sono vincoli reali che i giovani percepiscono ma che, secondo noi, possono essere superati e sono quelli del credito, della burocrazia, delle infrastrutture e della legalità. Dobbiamo far capire ai ragazzi che devono aggirare queste problematiche soprattutto scegliendo correttamente i settori nei quali fare impresa. Le tecnologie, il web, la green economy, la produzione agroalimentare d’eccellenza ed il turismo possono essere i settori nei quali queste problematiche vengono meno. Faccio un esempio: la startup finanziata sarebbe, comunque, potuta andare avanti anche senza il finanziamento, ma sarebbe andata solo a rilento. Questi sono esempi di imprese che si possono fare senza grossi capitali e senza entrare nelle problematiche della burocrazia e della legalità poiché si tratta di un’azienda che nasce e vive sul web, e che sfugge a questa rete negativa di pressioni”.

Da giovane imprenditore, per un attimo spogliamolo del titolo di Presidente, quale consiglio si sente di dare a chi si vuole affacciare nel mondo dell’imprenditoria senza il supporto della famiglia, parliamo quindi di “imprenditori di prima generazione”?

“Essendo anche io imprenditore di prima generazione questo è un consiglio sentito: fare una prima esperienza e poter vantare delle competenze importanti. Oggi, l’idea è fondamentale, ma servono anche le competenze su cui poter investire. Dopo il percorso di studi, è importante fare delle esperienze lavorative, come succedeva nelle botteghe artigiane è fondamentale rubare un po’ il mestiere al proprio capo. Un bagaglio di conoscenze per far sì che  a 28/30 anni si possa dire oggi fondo la mia impresa con cognizione di causa, in modo da poter sopravvivere sul mercato”.

ImprendiCatania, ImprendiSicilia, ImprendItalia: quali sono i risultati raggiunti?

“Questo, oltre un vanto, è anche un motivo di grandissima soddisfazione perché essere stati utili per i giovani di questa città ed essere stati riconosciuti come modello valido concreto per ragazzi e giovani di altri territori è per noi estremamente positivo. Il Presidente Silvio Ontario ha voluto estendere ad ImprendiSicilia questo progetto e sono già attivi gli sportelli di Palermo, Ragusa e Messina ed è stato aperto anche a Reggio Calabria. Due settimane fa, al convegno di Capri, abbiamo convenuto l’apertura di ImprendItalia e, quindi, il network degli sportelli d’impresa arriverà in tutti gli altri territori che gradualmente vorranno dotarsi di questi strumenti. Un’iniziativa siciliana, ma soprattutto catanese, che può andare avanti anche in Italia e diventare esempio da esportare fuori dai confini nazionali. Mi riferisco anche al Codice etico che il Presidente Lo Bello e Montante hanno portato a livello nazionale ed è stato recepito nel Regolamento nazionale di Confindustria.


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